di DANIELA BOTTARELLI – Cosa succederebbe se un giorno vi trovaste soli ed indifesi, in un mondo in cui le strutture dello Stato, della società e della famiglia fossero completamente distrutte? Il libro Voci di donne della ex Jugoslavia (Edizioni Akkuaria, pp. 84, € 12,00), a cura di Bojana Bratić, raccoglie le testimonianze delle donne che hanno vissuto gli orrori della guerra dell’inizio degli anni Novanta e hanno trovato nella poesia la via da percorrere per ricostruire il proprio futuro.
Bratić racconta l’evoluzione della scrittura femminile, volta a frantumare gli stereotipi di una società fortemente maschilista ed ancorata alla tradizione del passato, in un viaggio che parte dalla fine degli anni Ottanta fino ad arrivare ai giorni nostri.
Non è stato facile per le protagoniste seguire la realtà nelle sue dolorose trasformazioni, rimanendo comunque vive. Invase nel proprio intimo dal caos di un mondo che appare loro come capovolto, decidono di sacrificare la loro anima sulla carta per ricostruire dalle macerie dei propri ricordi una realtà nuova. Ci vuole coraggio per mettersi a nudo e queste donne ne hanno da vendere. La loro poesia è provocatoria, incisiva ed innovativa; esprime ribellione e smarrimento, l’incredulità di fronte agli orrori della guerra, una forte denuncia contro il dolore e la violenza, la voglia di promuovere una nuova coscienza di genere, rivolta al futuro.
Dorta Jagić, poetessa croata nata a Sinj nel 1974, riflette su come la passività e l’arretratezza di una società addormentata e la chiusura delle persone che vivono in essa, possano generare nuove ignoranze: verso dopo verso, emerge forte e chiara l’amara critica di un ambiente colpevole di soffocare qualsiasi forma di innovazione e di cambiamento. Fare poesia significa poter riprendere in mano la propria creatività, risvegliando l’energia dimenticata in ogni donna, per poter ricominciare a nuotare con più vigore e più forza in una realtà brutale e insensata. ex Jugoslavia
Molte donne adottano la parola come arma per denunciare la società post-jugoslava ed affrontare temi di carattere politico, ma questi non sono gli unici argomenti trattati all’interno delle loro opere. Per Marija Andrijašević, nata a Spalato nel 1984, la poesia è un rifugio, un mondo a parte, una via di fuga da una realtà incomprensibile. Ella descrive la crescita di una ragazza che vuole uscire da una società folle e sregolata, alla costante ricerca di una vita sana e della salvaguardia della propria intimità. «Come proteggere i nostri mondi intimi se nessuno ci capisce?». ex Jugoslavia
Ana Brnardić, poetessa zagabrese, adotta la propria solitudine come un’assidua e fedele compagna di viaggio. Le memorie dei tempi andati sono così presenti da non permetterle di vivere una vita normale. La nostalgia si trasforma in dolore e il dolore in poesia: avvolta in un manto di tristezza, non trova più la forza di ricostruire il suo presente, rimanendo prigioniera del tempo che fu. Con il ciclo americano di poesie, appartenenti alla raccolta L’Origine degli uccelli (2009), Ana esprime la propria impossibilità ad adattarsi al mondo reale, dove la gente «non vive né nelle case né nei grattacieli / dorme dentro le iniziali del nome della ditta». Il suo presente è un’apparizione sfuggente, un’incarnazione di fantasmi del passato che invadono la sua esistenza: le persone ormai sono senza vita e la morte regna sovrana perché «all’inizio della settimana, come al solito / dal cielo scendono i giganti che mangiano gli uomini / è per questo che qui non esistono passanti». In queste terre lontane il tempo rimane fermo mentre la vita va avanti lo stesso, gli avvenimenti si accavallano, ma l’essenza dell’esistere rimane immutata.
Le autrici non si limitano a trasmettere concetti ed emozioni, ma è il linguaggio stesso a generare nuovi significati, facendo in modo che le lettrici stesse diventino parte integrante del processo creativo. In questo modo, la poesia diventa un ponte di collegamento tra generazioni diverse di donne diverse in Paesi diversi, abbattendo barriere geografiche e culturali per creare una coscienza comune.
Se volete aprire la mente, immergendovi nella bellezza del pensiero e dando nuovi significati al senso delle cose, questo è il testo adatto a voi, perché, come diceva Darija Žiltić, poetessa zagabrese, ognuno di noi può trovare nuove rotte di navigazione partendo «senza vergogna / e in fretta, dal regno della necessità al regno / della libertà, ora davanti a noi».
Daniela Bottarelli
(www.excursus.org, anno VI, n. 64, novembre 2014) ex Jugoslavia