di FRANCESCA VAROTTO – Niente di pretenzioso o epico in questa storia, solo la banale vita reale di un uomo, in particolare di un commerciante: un libraio che crede ancora nel potere della carta stampata e lotta contro i colossi dell’epoca moderna del consumismo, dando l’idea di essere un moderno Don Chisciotte.
Il cavaliere combatteva contro i mulini a vento per dare nuovamente vita a un mondo ormai perduto, Shaun, il nostro protagonista, invece lotta contro il nuovo dio del qualunquismo e della banalizzazione del pensiero e della parola, in questo caso però la speranza di vincere la battaglia c’è ancora.
Una vita da libraio (traduzione di Carla Palmieri, Einaudi, pp. 378, € 19,00) di Shaun Bythell è il diario di un piccolo imprenditore che ha annotato gli eventi più notevoli delle sue giornate per un anno, raccontando i problemi della sua vita, della sua attività, le sconfitte, le piccole vittorie e soddisfazioni e soprattutto la sua religione.
Il credo di Shaun Bythell si esprime con un’immagine molto efficace: un kindle «impallinato» dai colpi del suo fucile, esposto su un cavalletto di legno, quasi come un Cristo morente in croce: un nuovo Dio deve morire, questa volta però non in onore alla salvezza dell’umanità, ma per la sua sopravvivenza intellettuale.
Questo diario racconta di un uomo che crede ancora in certi valori, che crea progetti e manifestazioni culturali, sia per guadagnare – perché un tetto sopra la testa che non perde acqua quando piove serve –, sia per diffondere e riproporre l’importanza della parola e della lettura, quella vera, che avviene con un libro di carta in mano e non attraverso pixel e impaginazioni poco accurate. Shaun Bythell ha trovato anche il modo di piegare Facebook, il colosso che ha svalutato, insieme al “fratellino” Twitter, l’importanza della parola e del parlare correttamente e con proprietà di linguaggio. L’imprenditore scozzese utilizza i social come valvola di sfogo della sua frustrazione e attraverso l’ironia esprime il suo disprezzo per l’odierna realtà e per i clienti ignoranti, che entrano per curiosare e poi escono pensando a quanto sia più conveniente comprare lo stesso libro su Amazon.
Sebbene sia un libro dalle poche pretese in sé stesso, questo diario offre al lettore la possibilità di prendere uno spunto di riflessione sulla realtà odierna. Sì perché se c’è una cosa che questo libro sottolinea con insistenza è come il nostro nuovo Dio non sia né cristiano, né islamico, né ebreo o indiano, ma un’entità ancora più evanescente e lontana rispetto a quanto siano state le grandi divinità che hanno diviso e plasmato il mondo: un essere freddo, cinico e assolutamente ateo che ha messo in ginocchio unanimemente il mondo intero, il Dio Denaro.
Dalla piccola realtà di un imprenditore locale, costretto a combattere contro i colossi che governano il mercato grazie a concetti come “convenienza” e “comodità”, dimenticandosene di altri come “competenza” e “passione”, si può capire come ormai la logica dell’economia odierna governi il mondo intero – e no, non è un’esagerazione – e non sorprendono quindi certe degenerazioni odierne che perseguono unicamente il profitto.
Ad essere sinceri non si dice niente di nuovo, né in questo libro né in questa breve recensione, ma è importante continuare a trovare persone che si scontrino con questa realtà e che ne parlino, perché magari un giorno si troverà il modo di far diventare questo Dio solo un mito, proprio come lo era Marte, il dio guerriero che si faceva delle coperte con le pelli dei soldati uccisi in battaglia… crudele certo, ma il nostro nuovo Dio non lo è forse di più?
Francesca Varotto Shaun Bythell
(www.excursus.org, anno X, n. 90, novembre-dicembre 2018) Shaun Bythell