In viaggio con la Zia – Adele Cambria

di MARTA CASTAGNARO – Come possono essere conciliati gli interessi di due adolescenti del Nuovo Millennio con i miti dell’antica Magna Grecia? I temi del femminismo sessantottino con la moderna musica «burina»?

È quello che riesce a fare – apparentemente senza alcuno sforzo e con un ottimo risultato – Adele Cambria nel libro In viaggio con la Zia. Con due bambine alla scoperta del mito in Magna Grecia (Città del Sole Edizioni, pp. 178, € 15,00).

La Zia in questione è proprio lei, Adele, alle prese con due nipotine (immaginarie… ma non troppo!) «che avranno vent’anni nel 2008»: Nora, figlia unica di sua sorella minore, dagli occhi verde-nocciola e dalla lingua tagliente, già smaliziata e sempre pungente e polemica; e Yelena, «piccola sognante russa di Leningrado» avuta in affidamento temporaneo, dolcissima e capace di immedesimarsi nei racconti della Zia, che in lei rivive i propri turbamenti, le ansie e i sogni della gioventù.

Le tre compagne d’avventura sono in viaggio tra Calabria e Sicilia e fanno tappa nelle più belle città costiere (Locri, Reggio Calabria, Crotone, Siracusa…), ma con un itinerario del tutto particolare: «Andremo alla scoperta di donne dimenticate, eppure presenti nella memoria dei luoghi, dee, amazzoni, ninfe, filosofe, regine, seduttrici, poete … […] ci immergeremo nel mare della Storia sconosciuta delle donne, viaggiando per l’Italia… Cominceremo dalla Magna Grecia!».

È questo infatti il piano di marcia dell’autrice-protagonista, che, nel romanzo quanto nella realtà, vuole condurre le sue giovani accompagnatrici alla scoperta del mito che avvolge quei luoghi secolari – di cui oggi si è persa memoria, popolati come sono di turisti con ombrellone –. Ma la leggenda è rivisitata in chiave femminista, e Adele dà voce a tutte le eroine dimenticate in un continuo dialogo con la «Dea» che lì abita dagli inizi dei tempi, interlocutrice evanescente che le accompagna nel loro cammino di scoperta.

La Zia ripercorre la Storia delle città visitate e delle loro favolose abitanti (regine, amazzoni, schiave, vergini, amanti…), tra gite ai musei e feste sulla spiaggia, versi di Omero e musica da discoteca; racconta delle navigazioni, dei delitti e degli amori che portarono alla nascita delle prime colonie in Magna Grecia, più di duemila anni fa, ma anche delle lotte e dei dibattiti che segnarono l’avvio dell’emancipazione della donna, nel Sessantotto. Così la figura della profetessa Cassandra e il rito della deflorazione religiosa, subìto dalle nobili vergini di Troia, si mescolano ai moderni metodi anticoncezionali e al significato di libertà sessuale femminile; temi delicati e difficili che Adele sa trattare con la profondità di un’attivista d’altri tempi e la leggiadria di una zia amorevole, preoccupata per la crescita delle nipoti.

E in questo modo il viaggio si rivela non solo culturale, ma in parte anche autobiografico; perché Adele Cambria, nata a Reggio Calabria e formatasi in Sicilia, grazie a questo libro – e a questo viaggio – va alla riscoperta anche di se stessa, delle proprie origini e della propria formazione intellettuale e personale, che l’hanno resa quella donna forte e decisa che ha saputo farsi valere anche in campo professionale. Adele Cambria

Diventata una tra le principali firme rosa del giornalismo in Italia: ha infatti collaborato con le maggiori testate nazionali (Il Giorno, Il MondoLa StampaIl Messaggerol’Espresso), senza mai per questo scendere a compromessi né mettere a freno la sua indole testarda e indipendente. Ha lavorato per la Rai, realizzando tre trasmissioni televisive per raccontare l’immagine e la vita del Sud che tanto ama (Trittico meridionale) e ben trentanove in cui mostra la forza del “sesso debole”(andate in onda con il titolo E la Tv non creò la donna). Figura rappresentativa del movimento femminista in Italia, ha diretto negli anni Settanta la rivista Effe, il primo mensile di donne venduto nelle edicole, e collaborato per trent’anni con Noi Donne; ha esplorato a lungo e con passione l’universo femminile, anche come scrittrice e autrice di testi teatrali, portandone in scena i desideri inespressi, le ansie, il carisma.

È solo dopo aver conosciuto la figura mirabile di Adele Cambria che si capisce quanto lei stessa – insieme alle nipotine, condotte per mano e quasi “iniziate” a quell’universo ancestrale – diventi a sua volta protagonista del racconto, moderna eroina fuoriuscita dalle storie millenarie che lei stessa rievoca, in quei luoghi assolati a lei così ben noti e cari: «il Mito – spiega – racconta, in diversi luoghi, in diversi tempi, le fantasie degli uomini… e delle donne… Uomini e donne che attraverso il Mito cercavano di spiegarsi il mondo, la vita…».

E questo Mito non viene solo narrato, rievocato a sprazzi, facendo emergere dal nulla le figure di donne che lo popolano (quasi come in un flusso di coscienza); ma è anche “rivisitato” e inserito tra le pieghe della Storia che si fa moderna, e poi coeva e presente, che è fatta anche delle scrittrici che appartengono al nuovo Mito della Rivoluzione Femminile: Christa Wolf, Mary McCarthy, Erica Young, Guy de Maupassant, Marguerite Yourcenar…

Ed è proprio questa l’eredità che – accanto a Clitennestra, Elena, Afrodite e le Altre – l’«educatrice anomala» vuole consegnare alle sue e a tutte le nipoti del Nuovo Millennio, in una sorta di passaggio di testimone della cultura e della coscienza dell’essere donna, e del ruolo che questa ha avuto ed ha nella Storia; perché «forse l’Odissea l’ha scritta una donna, una principessa di Erice, che si è identificata nel personaggio di Nausica… Ma quello che è meraviglioso, miracoloso, anzi, è che la parola, l’epos, non si è persa nello scorrere dei millenni… Che altri uomini, e forse anche donne, l’hanno raccolta, trasmessa, forse re-inventata… […] E che la Zietta Cassandra ce l’ha conservata per noi due […] come un immenso barattolo di Nutella».

Marta Castagnaro Adele Cambria

(www.excursus.org, anno VII, n. 67, febbraio 2015)