Tono-Bungay – Herbert George Wells

WellsTonoBungaydi SOFIA COMINATO – È un titolo un po’ singolare quello del romanzo di Wells, che invoglia il lettore a leggere il libro solo per scoprire che cosa sia il Tono-Bungay: ebbene, il lettore dovrà pazientare diverse pagine prima di poter soddisfare la sua curiosità.

Chiunque legga Tono-Bungay di Herbert George Wells (traduzione di Chiara Vatteroni, Fazi Editore, pp. 468, € 14,00) si troverà ad entrare in punta di piedi nella vita di George Ponderevo: si tratta infatti di un romanzo autobiografico, ambientato nella Londra di fine Ottocento, una città in fermento invasa dalle nuove scoperte scientifiche e sfigurata dall’ingente processo di industrializzazione.

Sono gli anni della decadenza: le grandi famiglie aristocratiche vengono spinte ai margini della società dall’ingombrante borghesia arricchita, le strade si riempiono di poveri in cerca di lavoro che vivono ammassati in appartamenti un tempo lussuosi e destinati all’alta società, il Tamigi subisce inerme gli effetti dell’aumento demografico riempiendosi di sporcizia e rifiuti. In tutto questo marasma, George Ponderevo compie la propria ascesa sociale passando da servo a padrone, da figlio di una domestica a nipote di un milionario.

George, comunque, non è l’unico protagonista di questa stranissima storia: è il commercio, infatti, ad occupare la scena, lo stesso commercio che nel XIX secolo muta la propria faccia e, grazie alla nascita delle industrie, si espande fino a diventare incontrollabile. La vita di George Ponderevo passa quindi in secondo piano e diventa un punto di osservazione dal quale esaminare gli importanti cambiamenti di questi anni, come la nascita della finanza, attività tanto fruttuosa quanto pericolosa, e gli sviluppi in ambito aeronautico e militare nei quali Ponderevo svolgerà un ruolo fondamentale.

L’aspetto più interessante dell’opera risiede, però, nel suo scopo: aprire gli occhi al lettore relativamente agli inganni del mondo commerciale e pubblicitario. Secondo George si tratta di una grande “truffa legalizzata”, basata sulla vendita di prodotti del tutto inutili, molto spesso dannosi, spacciati però per indispensabili. Entrare nel mondo degli affari, quindi, rappresenta per il protagonista una dura prova, significa rinunciare ad ogni senso etico a favore del “dio denaro” ma a discapito dei consumatori che acquistano prodotti fasulli credendoli miracolosi. Ancora oggi, chi non si è mai trovato ad acquistare un prodotto al supermercato confidando nei suoi benefici e rimanendone poi deluso?

La scalata sociale del giovane Ponderevo non sarebbe mai stata possibile, però, senza il vecchio Ponderevo, Teddy. Lo zio paterno prende George sotto le sue ali protettrici, quando è ancora un ragazzino, per insegnargli l’arte della farmacia. Il protagonista lo descrive come un outsider, un personaggio alquanto strambo e incompreso nel paesino in cui si trova a dover vivere e lavorare, tra l’altro con scarsissimo guadagno. È uno scienziato pazzo, uno sperimentatore, un rivoluzionario…un omicciolo che il lettore non può non amare fin da subito.

La sua caratterizzazione, però, subisce una profonda evoluzione nel corso del romanzo. Man mano che la sua ricchezza aumenta, la personalità di Teddy si tinge di toni sempre più cupi: è l’effetto del denaro che rende ogni uomo buono un freddo e avaro calcolatore. La condanna della cupidigia di vecchi milionari è un tema costante nella letteratura dell’Ottocento, basti pensare a Dickens e al suo Il nostro comune amico (Einaudi) in cui il servitore, una volta entrato in possesso del patrimonio lasciatogli in eredità dal padrone, inizia a diventare sospettoso e a temere di essere derubato dalle persone che lo circondano. Wells riprende questa tematica ma, differentemente da Dickens, non riserva un lieto fine per il vecchio Teddy che, mosso da un desiderio sempre più incontrollabile di possesso, si arricchirà in maniera smodata per poi perdere tutti i suoi averi e morire in miseria, lontano da casa e ricercato dai suoi creditori.

La conclusione del libro è tanto affascinante, enigmatica e lugubre quanto il resto del testo. «Questo libro avrebbe potuto chiamarsi Spreco» scrive il protagonista nella chiusa della sua autobiografia: ripercorrere la sua vita gli ha reso evidente che il tempo speso a creare, distruggere, amare e arricchirsi non lo ha portato a nulla. Wells sceglie di concludere l’opera con la descrizione del volo di George su Londra, scelta curiosa ma con un suo perché, che si ricollega alla precedente citazione: il paesaggio londinese scorre sotto gli occhi del protagonista (e del lettore) così come i regni, gli imperi, gli uomini sono destinati a scorrere via spinti dal tempo, a perire ed essere sostituiti, e l’impero commerciale “Ponderevo& Co.” ne è l’esempio.

Tono-Bungay è un libro che volge un occhio al passato e uno al futuro. Lo si potrebbe definire visionario considerando che, scritto quasi 200 anni fa, è ancora attualissimo. Lo consigliamo a quei lettori che vogliono penetrare a fondo nella storia, che non si accontentano di restare in superficie, che amano ricercare nelle parole dello scrittore i significati più reconditi. La scrittura, un po’ lenta nelle prime pagine, diventa poi coinvolgente e appassionante. Chi legge non può non affezionarsi ai personaggi, buoni o cattivi che siano, non può non giudicarli o chiedersi come si sarebbe comportato se fosse stato al loro posto.

L’autore si dilunga spesso in lunghe descrizioni, soprattutto della città di Londra, un po’ noiose ma funzionali per capire come la città abbia manifestato nel proprio aspetto i cambiamenti radicali avvenuti al suo interno come la comparsa delle prime automobili, dei mendicanti, dei cartelloni pubblicitari (dei quali Wells riporta alcuni bozzetti nel testo originale inglese). È un libro parodistico che si prende gioco dei grandi magnati del commercio, che invita a coltivare i propri sogni e a credere nell’amore vero che, prima o poi, arriva.

Sofia Cominato


(www.excursus.org, anno VIII, n. 75, settembre 2016)