Meno dodici – Pierdante Piccioni

di IVANA VACCARONI – Meno dodici di Pierdante Piccioni (Mondadori, pp. 350,  € 20,00), scritto con Pierangelo Sapegno, è un libro dalle emozioni forti, dalle sensazioni coinvolgenti e profonde. La storia può sembrare quasi “banale”, ma ciò che scatena è originale e insolito.

La vita del dottor Piccioni viene completamente stravolta il giorno in cui fa un incidente con la sua auto e viene ricoverato presso l’ospedale di Pavia. Rimane in coma per circa sei ore e, quando si risveglia, gli comunicano che la tac è negativa, anche se parte del corpo è paralizzata. Si esprime a fatica: l’ultimo suo ricordo è, infatti, quello di aver accompagnato il figlio minore a scuola con i pasticcini per festeggiare il suo ottavo compleanno (evento accaduto dodici anni prima) e farfuglia parole sconnesse. In più, non riconosce le persone che ha intorno perché gli sembrano profondamente invecchiate e non si capacita di ciò, dal momento che gli confermano di essere stato incosciente soltanto per qualche ora…

E la spiegazione è tanto sconvolgente quanto incredibile. Il protagonista ha resettato esattamente dodici anni della sua vita, dal momento che il ricordo risale al 25 ottobre 2001, mentre al suo risveglio si ritrova nel 2013. Ha lasciato i figli bambini e li ritrova uomini, e quindi ha molta difficoltà a ricostruire il rapporto con loro. Infatti, i giovani cambiano con una velocità esponenziale e se non si riconoscono nei genitori quando la situazione è quella di un rapporto quotidiano e sereno, figurarsi quando si verificano episodi così devastanti.

Come se non bastasse, il mondo è stravolto anche al di fuori della famiglia. Il dottor Piccioni non ha vissuto la crisi mondiale, la rivoluzione digitale, il passaggio dalla lira all’euro, ma soprattutto non può più esercitare la sua professione. Tante cose gli vengono spiegate, viene a sapere della morte della madre, la casa in cui torna non è di certo quella che ha lasciato…

Che dire poi del rapporto con i colleghi? Esso è difficile e a volte incomprensibilmente ostile. L’unico particolare che lo aiuta a riconoscere le persone sono gli occhi, lo sguardo. Occhi sinceri o tristi, occhi furbi o sguardi bugiardi, profondi o sfuggenti… Nonostante questo stratagemma che lo potrebbe aiutare, il dottor Piccioni, al tempo primario, a causa delle sue competenze carenti e non aggiornate non può essere riassunto. Così, comincia per lui una vita nuova ma molto difficoltosa, tra cadute e riprese, tra delusioni e conferme.

Consigliamo vivamente questo libro, che offre parecchi spunti di meditazione. Spesso diamo per scontate cose che non lo sono affatto, ci preoccupiamo per episodi banali e senza senso, mentre dovremmo essere pronti a mettere in discussione qualunque certezza, ogni sicurezza acquisita ma non comprovata. Nessuno, infatti, può escludere di ritrovarsi in una situazione simile: l’importante è riconoscere le nostre debolezze, i limiti che ci impediscono di avvicinarci agli altri, anche con quel rispetto e quella modestia che ci devono far capire che ognuno di noi ha il proprio ruolo e il proprio posto nel mondo, in una realtà che cambia di continuo, senza che noi lo vogliamo o possiamo determinarlo. meno dodici

Ivana Vaccaroni meno dodici

(www.excursus.org, anno IX, n. 83, giugno 2017)