di CHIARA PINI – Spesso la vita ha in serbo per noi progetti diversi da quelli che noi stessi abbiamo pianificato per il nostro futuro, spesso ci sorprende con cambiamenti improvvisi, scombina le nostre carte e ce le riconsegna completamente trasformate.
E noi il più delle volte rimaniamo spiazzati, increduli e anche arrabbiati, perché ci troviamo impotenti ad affrontare delle nuove sfide alle quali non eravamo preparati o, almeno, non pensavamo di esserlo. Col tempo, però, ci potremmo rendere conto che questi cambiamenti, che ci sembravano così spaventosi inizialmente, ci hanno portati direttamente verso la nostra strada e, forse, è proprio grazie ad essi che siamo diventati ciò che siamo.
Su questo vuole farci riflettere Patrizia Marcenò, con il suo libro intitolato Una lezione di Vita. Messaggio a mio figlio sull’Amore (Edizioni Akkuaria, pp. 105, € 10,00) graziosamente illustrato da Valeria Azzolini. L’autrice partendo dal racconto degli eventi principali della sua vita, quelli che l’hanno resa felice e quelli che sembravano avergliela rovinata, ci propone sotto forma di lettera delle interessanti riflessioni che idealmente destina a suo figlio.
In poche pagine riusciamo a creare un forte legame emotivo con l’autrice, che ci racconta senza veli se stessa, ma in realtà parla “all’uomo dell’uomo”. È, infatti, un testo estremamente introspettivo e universale allo stesso tempo. Non ha paura di mettere a nudo le sue debolezze, la Marcenò, quando racconta la difficoltà che ha incontrato nel dover interrompere il rapporto sul quale aveva fondato le sue speranze e i suoi sogni giovanili. Non si vergogna neanche di raccontarci i ripetuti fallimenti in ambito lavorativo. Non si risparmia nulla, mette tutto nero su bianco per noi. Proprio per questo motivo acquistano ancora più valore le conclusioni a cui giunge, perché sono riflessioni sofferte e maturate da esperienze di vita concreta, con i suoi alti e bassi, e non semplici elucubrazioni mentali.
Leggiamo le tappe di una vita comune ma reale, come quella di ciascuno di noi, e proprio come le nostre, speciale e unica. È la storia di una persona che ha imparato a «danzare sotto la pioggia», che ha saputo sfruttare l’occasione senza piangersi addosso nei momenti di sconforto e, cosa fondamentale, che si è fermata a riflettere sulla propria esistenza e ha compreso la cosa più importante…
Potrà sembrare un fatto non rilevante, ma chiediamoci quanti di noi si concedono veramente del tempo per se stessi, per pensare cosa ci hanno insegnato gli eventi della nostra vita, per riflettere su quello che è cambiato davvero e quello che sarebbe dovuto cambiare. Eppure è, forse, proprio per questo che ricadiamo recidivi negli stessi errori o rimaniamo passivi a guardar scorrere la nostra vita come spettatori. Patrizia no. Lei ha saputo diventare protagonista della sua storia, affrontando da sola le difficoltà che la Vita le ha posto sul suo cammino e ha deciso di condividere con noi la forza che questo le ha trasmesso.
L’autrice ha scritto una lettera ricca di considerazioni sulle tematiche più rilevanti della vita di ogni uomo. Affronta il rapporto tra genitori e figli, bellissimo quando realizzato sull’armonia e la stima reciproca, doloroso e umiliante quando basato su aspettative e incomprensioni continue. Riflette sulla fiducia in se stessi, minata troppe volte da facili giudizi dati alla leggera che, però, ci marchiano a fuoco vivo la pelle e dei quali fatichiamo a liberarci. Ci testimonia come i momenti di difficoltà possano essere affrontati con la consapevolezza di volere tener duro e di bastare a se stessi, con la certezza di esistere per una ragione e voler inseguire quella motivazione perché: «niente di ciò che esterno può farci star bene, perché solo noi siamo in grado di rendere la nostra Vita meravigliosa e solo dopo che si attraversa il buio più fitto con le proprie forze, rialzandosi dopo ogni caduta, si ha la gioia di intravedere una splendida luce che rischiara il nostro cammino e da quel momento in poi ti rendi conto di esistere, di far parte di questo splendido mondo di cui anche tu sei parte attiva per dare il tuo contributo a renderlo un posto migliore».
È una lettera ad un figlio, una madre che vuole dare l’insegnamento più importante che lei stessa ha appreso con fatica. Per questo il protagonista assoluto è l’Amore, quell’amore incondizionato che ci lega ai nostri affetti più cari, quello irrazionale e testardo che ci riempie il cuore di felicità e lo stomaco di farfalle, ma anche l’amore cieco, quello che non vuol realizzare di non essere più Amore. È questo sentimento ricco di sfaccettature che ci ha portato in vita, ed è grazie ad esso se la Vita vale la pena di essere vissuta, perché la facoltà di amare e di lasciarci amare è il dono più bello che abbiamo ricevuto ed è importante esserne consapevoli per poterlo mettere in pratica.
Tramite il filtro della vita dell’autrice, il lettore che si appresta a leggere questo libro coglie sicuramente un’occasione per riavvicinarsi a se stesso e per meditare sulla propria vita e sul suo immenso valore. Infatti, Patrizia Marcenò si rivolge al figlio, e attraverso lui a ognuno di noi, con questo splendido inno alla Vita: «voglio dirti di vivere sempre, nonostante i dolori e le delusioni a cui potrai andare incontro, perché essi ti aiuteranno un giorno a realizzare la tua Unicità: il dono con cui sei venuto al mondo».
Un invito a restare sempre in contatto con se stessi e con i propri sentimenti, senza farsi condizionare da nessun altro, è quello che ci viene da Patrizia Marcenò, pedagogista appassionata, mamma amorevole, ma soprattutto donna consapevole. La ricetta per realizzare la propria felicità appare molto più a portata di mano dopo questa lettura. Gli ingredienti sono pochi: mettersi in gioco, non aver paura di soffrire e lasciare che la Vita ci conduca al luogo per il quale siamo destinati. Un libro breve, scritto in modo semplice e diretto, che vi toccherà il cuore con la sua profondità.
Chiara Pini
(www.excursus.org, anno VII, n. 69, aprile 2015)