di MICHELA SALA – Il mito di Leonardo da Vinci è legato alla complessità e alla vastità dei suoi interessi: tutto questo è generato dal fatto che lo scienziato ha frequentato e studiato nella città di Firenze che nel Rinascimento era uno degli ambienti più informati, colti e avanzati d’Europa e nelle sue botteghe d’arte s’insegnavano tutte quelle attività manuali e tecnico-pratiche che portavano i giovani artisti a essere contemporaneamente pittori, scultori, ingegneri, architetti e inventori per proporli poi, come una nuova categoria d’intellettuali.
Come pittori, ad esempio, per rappresentare lo spazio questi allievi s’impadronivano con metodo scientifico della ‘prospettiva centrale’ che permetteva loro di osservare meglio la realtà, il che li portava al perfezionamento delle conoscenze e di conseguenza ad apprendere nuove caratteristiche scientifiche.
L’interesse per la natura, la propensione ad approfondire le osservazioni insieme alla ricerca delle cause e dei fenomeni, oltre la formazione culturale, sono stati caratteristici durante tutta la vita di Leonardo (Vinci 1452- Amboise 1519) che ha sentito la necessità di usare la carta per fermare le sue riflessioni. Realizzata a Palazzo Reale di Milano “Leonardo 1452-1519. Il disegno del mondo” è la mostra più importante che mai sia stata dedicata al grande maestro. Curata da Pietro C. Marani e Maria Teresa Fiorio, raccoglie oltre duecento opere provenienti da grandi musei e istituzioni di tutto il mondo come il Louvre e la collezione della Regina Elisabetta II e la sensazione più forte che si riporta al termine della visita è di conoscere meglio il genio grazie a tutti quei progetti che riassumono il suo pensiero.
I dipinti non sono moltissimi, generosi invece i disegni che hanno permesso la costruzione di un percorso espositivo che equivale alla scoperta della mente e degli interessi del vinciano partendo dalla sua formazione nella bottega di Andrea Verrocchio dove lo schizzo a penna era alla base della geometria e della prospettiva mentre il tratteggio a pennello su tela di lino permetteva di creare figure e panneggi testimoniati in esposizione dalla piccola, ma straordinaria, Annunciazione proveniente da Parigi. La natura con l’esperienza diretta della realtà animali compresi è il fulcro dei suoi pensieri che lo portano a esaminare con sempre nuovi occhi anche i fenomeni atmosferici.
Nell’immagine a penna del 1473, proveniente dagli Uffizi, Paesaggio, l’innovazione è costituita dal tipo di veduta detta “a volo d’uccello” che propone la percezione di tutto l’ambiente naturale con alberi, rami e ramoscelli, l’ansa creata dallo scorrere del ruscello tra i prati e le formazioni rocciose. Il maestro studia anche l’attenuarsi della definizione delle forme concrete man mano che si allontanano dall’occhio dell’osservatore e questo è visibile nella tela incompiuta di San Girolamo del Vaticano. L’idea di una pittura vista come scienza si ritrova già nel Tobia e l’angelo del Verrocchio dove si avverte l’intervento di Leonardo che sente tutto il fascino della rappresentazione ambientale.
Un’attenzione particolare, ma di grande impatto, è dedicata in esposizione al monumento equestre, quello portato a compimento per Francesco Sforza, ma andato distrutto dai francesi e quello per Gian Giacomo Trivulzio, documentati da una straordinaria sequenza di studi provenienti da Windsor con riferimenti ai gruppi equestri del passato e ai Cavalli di San Marco. Estimatore del mondo antico, come tutti gli artisti rinascimentali, Leonardo ha studiato le proporzioni del corpo umano con il celebre Uomo vitruviano: il suo punto di partenza.
Con l’eccezionale presenza della Belle Ferronère e il San Giovanni Battista provenienti dal Louvre, il Ritratto di musico dell’Ambrosiana e l’indagine a penna per Madonna col Bambino, sant’Anna e un agnello si comprende che le espressioni dei volti sono le altre riflessioni che hanno attraversato la mente del grande ingegno. Accanto agli studi di anatomia ha approfondito quelli di fisiognomica confermati da Studio di braccia e mani per il ritratto di Cecilia Gallerani e Cranio sezionato, oppure le Cinque teste grottesche provenienti dall’Inghilterra e ai bozzetti per la Leda di Brera e la Scapiliata da Parma che dimostrano, insieme a tanti altri, la sua straordinaria capacità di rivelare attraverso i gesti e le espressioni i famosi “moti dell’anima”.
Da una lettera non autografa del Codice Atlantico si apprende che Leonardo si era offerto alla corte di Ludovico il Moro intorno all’anno 1482 per una serie di servigi come architetto, ingegnere, scultore e pittore, tuttavia ha iniziato le sue attività a Milano come suonatore di lira. Con il passare del tempo ha però avuto la possibilità di cimentarsi in ambiti a lui più consoni. Hanno preso forma per esempio, la famosa Sala delle Asse al Castello Sforzesco e l’insuperabile Ultima cena in Santa Maria delle Grazie. Ha avuto anche l’opportunità di progettare macchine da guerra rifacendosi alle sue competenze di ingegnere militare mentre per la parte civile ha progettato argani, mezzi semoventi, tute da palombaro per ispezionare i fondali marini e marchingegni per librarsi nell’aria.
Un tema l’ha affascinato in modo particolare: quello della città ideale – la sua Sforzinda? – e ha lasciato osservazioni per un centro cittadino costruito a livelli sovrapposti, un altro con i canali per far scorrere le acque e un terzo nel quale Milano è divisa in dieci sezioni, dove ha studiato il problema dell’igiene urbano. Attraverso questa retrospettiva completa nei particolari si ha la visione immaginaria di un ambiente umano concepito da quella cultura rinascimentale nella quale Leonardo si era formato.
Michela Sala
Notizie utili
Leonardo 1452-1519. Il disegno del mondo
Milano, Palazzo Reale, piazza Duomo 12.
Fino al 19 luglio 2015.
Ingresso: € 12,00 intero; € 10,00 ridotto.
Orario: lun 14:30/19:30; mar-mer- 9:30/19:30; gio-ven-sab-dom 9:30/24.00.
Informazioni e prenotazioni: tel +39 02 92800375 www.mostraleonardodavinci.it.
(www.excursus.org, anno VII, n. 70, maggio-giugno 2015)