di MICHELA SALA – Ben cinque persone portano il cognome Giacometti: Giovanni, il padre, che ad una buona cultura classica unisce una spiccata attitudine al disegno e i suoi tre figli, Alberto, il maggiore, celebre scultore e pittore, ma anche scrittore, Diego designer e decoratore e Bruno architetto. Il quinto è Augusto, un parente, pittore anche lui. Alberto Giacometti
Sono originari di una valle della Svizzera italiana che porta in Engadina. Questi pittori hanno come punto di partenza comune la relazione con l’ambiente naturale che li circonda: l’armonia e, contemporaneamente, l’asperità delle montagne che rimangono presenti nelle loro opere come se fossero quasi una carta d’identità e che li segue in ogni luogo dove essi si trovino a svolgere la loro attività.
Alberto (Stampa, 1901 – Coira 1966) il maggiore dei tre figli, è il più conosciuto e, senza dubbio, il più importante. Frequenta una scuola d’arte a Ginevra e, dopo un soggiorno in Italia, si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con i movimenti artistici che si stanno sviluppando al momento: cubisti, surrealisti e un certo tipo di scultura primitiva. In un primo tempo esperimenta il cubismo per passare poi al surrealismo; forse la morte del padre, avvenuta nel 1933, può aver contribuito al distacco e il suo ritorno alla figurazione. Rinunciando senza rimpianti al successo raggiunto si dedica a nuovi studi tesi ad una ricerca che può essere definita ‘la verità del suo tempo’. Elabora allora uno stile personale molto espressivo. Sono figure dai corpi corrosi, ridotti a pura energia vitale, personaggi filiformi, emaciati, apparentemente montati su trespoli, che simboleggiano la solitudine esistenziale dell’uomo contemporaneo.
Alla Gam di Milano, che conserva preziose collezioni di dipinti e sculture comprese tra il neoclassicismo e il XX secolo, è aperta la mostra dedicata ad ‘Alberto Giacometti’ curata da Catherine Grenier, direttore della Fondazione di Parigi a lui intitolata. Una raccolta fondamentale che rivela tutta la personalità di un artista eccezionale nell’evoluzione dell’arte del XX secolo. L’esposizione offre una selezione di sessantatre opere tra sculture, dipinti, disegni e fotografie e scandisce l’itinerario di Alberto Giacometti, dagli anni Venti agli anni Sessanta, dagli esordi fino alla maturità nell’atelier di rue Hippolyte-Maindron a Parigi. Suddivisa in sezioni s’incontrano le opere che riguardano gli affetti familiari e i primi lavori realizzati nella capitale francese, frutto del clima artistico di quegli anni e già dai primi lavori si avverte come Giacometti ricerchi non gli aspetti tangibili, che sicuramente avrebbe saputo rappresentare, ma quella vitalità che non appare, ma si percepisce.
Tra il 1925 e il 1928 esegue sculture di carattere notevolmente cubista: la Figura detta cubista I, Testa-cranio e Composizione sono opere in gesso che risentono dell’influenza dell’esperienza francese. Seguono le attività degli anni Trenta e l’amicizia con André Masson, Georges Bataille, André Breton e Dalì. Esposta è la celebre Boule suspendue che possiede i caratteri fondamentali del surrealismo. Una sfera incisa la cui fessura scivola sullo spigolo di una mezza luna costituisce l’elemento misterioso che pur non avendo significato reale diviene chiaramente simbolico, ricostruendo le forze psichiche che si urtano nel profondo dell’animo umano.
Da quest’ultimo movimento deriva il senso magico dello spazio, spesso risolto con esili telai essenziali. La gabbia prima versione (in immagine) ne è un esempio quando inserisce due figurine in un parallelepipedo formato da filo metallico e offre l’occasione per osservare il ritorno a quella figura umana che rievoca i bronzetti preistorici. I suoi temi preferiti sono la solitudine e la fragilità dell’uomo immerso nel vuoto che lo circonda. È intorno alla metà dagli anni Quaranta che Alberto Giacometti sviluppa il suo personale e originale modo di scolpire che diventa il simbolo distintivo della sua arte, sono i ritratti della madre, di Ottilia la sorella e di Annette la moglie, di Rita e di Diego e del filosofo Yananaihara.
Sola, nell’ultima sala della mostra, spicca La grande donna IV. Un bronzo di figura femminile dalle misure inconsuete, un’opera alta circa tre metri che conserva, nonostante il formato, tutte quelle forme esili e tormentate che costituiscono la cifra fondamentale dell’artista.
Michela Sala Alberto Giacometti
Notizie utili
Alberto Giacometti a Milano
Milano, Gam – Galleria d’Arte Moderna, via Palestro 16.
Fino al 1 febbraio 2015.
Ingresso: intero € 12,00 con audioguida gratuita; ridotto € 10,00 con audioguida gratuita.
Orario: lunedì 14:30/19:30; martedì-mercoledì-venerdì-sabato e domenica 9:30/19:30; giovedì 9:30/22:30.
Catalogo: 24OreCultura.
Informazioni e prenotazioni: tel +39 02 54916; www.mostragiacometti.it.
(www.excursus.org, anno VII, n. 66, gennaio 2015) Alberto Giacometti