di MICHELA SALA – La donna e l’assenzio (1911), Gentiluomo ubriaco (1916), Pino sul mare (1921), Crepuscolo (1922), L’attesa del 1926, Capanni al mare (1927), I nuotatori, Squero di San Trovaso e I contadini della Versilia (1938) e Le figlie di Lot (1940) sono alcuni dei capolavori presenti alla mostra di Carlo Carrà (1881 – 1966) aperta a Palazzo Reale di Milano.
Le centotrenta opere del pittore concesse in prestito dalle più importanti collezioni italiane e internazionali, pubbliche e private formano la più ampia e importante rassegna antologica mai realizzata e ricostruisce il suo percorso di arte e di vita alla ricerca di nuovi linguaggi e tendenze contemporanee. L’esposizione è curata da Maria Cristina Bandera, esperta di Carrà e direttrice scientifica della Fondazione Roberto Longhi di Firenze, con la collaborazione di Luca Carrà, nipote del maestro, fotografo e responsabile dell’archivio del maestro. Figura di primaria importanza nella storia dell’arte moderna italiana, Carrà è tra i fondatori del movimento futurista nei primissimi anni del Novecento.
Volendo rappresentare Piazza del Duomo a Milano nel 1910 ed essendo alla ricerca dell’effetto dinamico non s’interessa della Cattedrale o delle colonne classicheggianti dei portici ma, in una realtà ritmata dalla luce dei lampioni moltiplica il numero delle carrozze che sferragliano sul sagrato facendo emergere la forma gialla, rossa e blu del tram al centro in mezzo alla folla. Il tutto sostenuto dal passaggio di piccoli tocchi di colore a corpose pennellate che si condensano nella parte inferiore del quadro
Negli anni il maestro si sposta nelle capitali europee, soprattutto a Parigi, frequenta tra gli altri Apollinaire e Picasso e affronta i problemi del cubismo testimoniato da Donna al caffè del 1911. I protagonisti sono la sedia e il tavolino dal profilo arrotondato che, attraversando la figura femminile dalla lunga collana di perle, permette allo spazio di penetrare e modificare le forme. Con la fine della prima guerra mondiale si esauriscono le sue ricerche sul contemporaneo e inizia un breve ma fecondo, periodo metafisico nato più come stile di vita che come vero e proprio movimento artistico, durante il quale Carrà entra in stretti rapporti con i fratelli De Chirico. Una fronte bassa, un capo nudo e un naso enorme sono l’effigie di Gentiluomo ubriaco del 1916. In questo quadro l’uomo è ridotto a un’immagine senza corpo che non sembra per nulla sotto i fumi dell’alcool, ma d’altra parte non si capisce neppure come sia potuto succedere bevendo da quella bottiglia tanto compatta e anonima.
Gli anni tra il 1915 e il 1920 sono il momento decisivo e di svolta sia per l’uomo sia per l’artista. Si lega d’amicizia a Soffici e Papini e per Carrà incomincia un intenso periodo di meditazione sulla pittura italiana del ‘300 e del ‘400 che sfocia in sorprendenti scritti su Giotto, Paolo Uccello, Piero di Francesca e Masaccio.
Il recupero in chiave moderna dei primitivi lo conduce a una pittura di “forme primordiali” dove la natura si rivela in tutta la sua essenza spirituale. Sintesi, prestanza fisica, spazialità, architettura dai colori tonali sono la base di una nuova partenza, la più lunga e intensa stagione del quel realismo mitico che si apre con un capolavoro assoluto della storia dell’arte europea del ‘900: Pino sul mare del 1921 dove ricrea lo spettacolo leggendario della natura.
All’opera segue una lunga serie che ha origine dalla totale immersione nei panorami con le marine liguri e versigliane, i monti della Valsesia, Venezia e la laguna, i laghi e i monti. Il paesaggio è lo spunto per passare da un’immagine realista a una visione più ampia, onirica e surreale, ottenendo effetti di straordinaria intensità. Anche la figura umana già dalle prime grandi composizioni, rientra in questo concetto di rappresentazione fantastica della natura e Estate, I nuotatori, I contadini della Versilia sono alcuni tra i capolavori del periodo e L’attesa ne è l’esempio. La scena è rappresentata in una zona collinare, verso il tramonto, con una contadina affacciata sulla soglia di casa e un cane in attesa dell’arrivo del padrone. Tutti gli elementi compositivi sono eliminati, l’atmosfera è bloccata, ne scaturisce la speranza che pare estendersi anche all’osservatore. Stimolato dalla natura Carlo Carrà affronta situazioni particolari intrise d’ansie e inquietudini.
Michela Sala Carlo Carrà
Notizie utili
CARLO CARRÀ
Milano – Palazzo Reale – Piazza Duomo, 12.
Fino al 3 febbraio 2019
Orario: lun 14:30-19:30, mar- mer-ven-dom 9:30-19:30, gio e sab 9:30–22:30.
Ingresso: intero € 16,00, ridotto € 12,00.
Info: prenotazione visite guidate 199.15.11.21 (lun-ven 9:00-18;00; sab 9:00-12:00).
Tel: 02.89096942 mostracarra@civita.it
Immagine di apertura: Nuotatori, olio su tela, 1932.
Immagine interna: Gentiluomo ubriaco, olio su tela, 1916.
(www.excursus.org, anno X, n. 90, novembre-dicembre 2018) Carlo Carrà