di GAETANINA SICARI RUFFO – Nel suo recente libro intitolato Le mani della madre. Desiderio, fantasmi ed eredità del materno (Feltrinelli, pp. 188, € 9,00), lo scrittore e psicanalista Massimo Recalcati spiega la maternità oggi e il non facile rapporto madre e figlio. Le mani della madre: perché? Proteggono, rassicurano, amano, infondono calore…
Nel saggio, pieno di tenerezza, sono evocati i ricordi dell’infanzia e il rapporto esclusivo di affetto e dedizione di una madre che ama intensamente il figlio, e gli insegna la libertà dell’agire autonomamente nella realtà della vita.
Sembrerebbe questa la classica ed eccelsa immagine materna trasmessaci. La ribadisce infatti l’antico libro Cuore di De Amicis e, in particolare, il piacevole e toccante racconto Dagli Appennini alle Ande, che narra la storia del tredicenne Marco che, seppur così giovane, cerca da solo la madre trasferitasi a Buenos Aires per lavoro. Preoccupato perché non riceve più sue notizie viaggia per un mese da una città all’altra stremato e senza più soldi, rischiando la propria vita per vederla. Si potrebbe obiettare affermando che questi esempi di rapporto madre e figlio sono tratti dalla letteratura, “superata” tra l’altro, e ben diversa dalla realtà attuale.
Cos’è oggi la maternità? Per i più fortunati è tuttora una splendida avventura che guida una creatura appena nata verso il mondo e lo rassicura lungo il cammino. Ma si potrebbe rispondere che è solo una risposta tra tante: il desiderio di aprirsi alla vita e di perpetuarla al di là del proprio essere, il coronamento dell’amore nella fusione di due innamorati, la consapevolezza di voler sperimentare il miracolo dell’amore che continua a vivere specularmente.
Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano che insegna e scrive tra Milano e Pavia, dopo aver esplorato la funzione del padre (ne Il complesso di Telemaco, Feltrinelli, 2013), qui si occupa del versante materno e di quello che significa la sua presenza-assenza.
La madre rappresenta per il figlio il suo rifugio, la sua difesa; ecco spiegato il naturale intervento delle mani materne protese per salvarlo dal vuoto, dal pericolo, dalla non-vita. Dal suo volto rassicurante scopre il mondo e si concilia con gli altri. Tutti i gesti della madre si stampano dentro di lui come i caratteri di un libro, il libro della vita che lo attende; un suo rimprovero lo getta nell’angoscia ed un suo incoraggiamento lo esalta e lo rende fiducioso.
Una “vera e buona” madre non è di certo quella che s’identifica con il figlio castrandolo, né quella che non essendosi conciliata con il suo essere donna pensa solo a sé in modo narcisistico: è invece colei che sa dare al figlio il dono della libertà abituandolo gradualmente anche alle sue brevi e momentanee assenze, e lo aiuta ad esprimersi con una spiccata individualità, di tutto ciò le si è infinitamente grati.
La maternità è un itinerario di difficile equilibrio tra essere e non essere, tra presenza ed assenza, occorre davvero un grande amore per dimenticare il proprio io latente fino a quando la missione è compiuta. Diciamo che questa “missione” è un votarsi ad un altro essere per il suo bene, e non tramonta mai. Una serie di domande si sviluppano intorno a questo tema in senso critico, tanto da far dubitare che si possa realizzare un così alto imperativo morale che poi dev’essere una libera scelta.
Come infatti si possono spiegare le deviazioni come il complesso di Medea che per gelosia arriva ad uccidere i figli nati da Giasone?
Oggi siamo più informati dalle cronache spesso occupate a raccontarci degli incomprensibili e agghiaccianti figlicidi. Tra gli ultimi, i casi di Anna Maria Franzoni e del suo figlioletto Samuele a Cogne, ed ancora oggetto di osservazione e di giudizio quello di Veronica Panarello e del suo Loris ad Agrigento, per parlare solo dell’Italia. Ma poi quanti sono i paesi al mondo nei quali si verificano abbandoni, traumi della povertà, dell’ignoranza o della vergogna, quando non sono lucidi e razionali atti inconsulti che si spiegano con la follia?
Si sa che l’essere umano può nascondere labirinti inconfessabili di solitudine e disperazione che spesso appaiono inspiegabili. Ma gli psichiatri sono lì apposta per dare spiegazioni ed alzare quel velo che sembra spesso e fitto. Parlano di casi patologici ed analizzano i particolari perché tutti possano capire la multiforme varietà dell’essere umano, la cui psiche può subire delle profonde metamorfosi. Ce lo ricordano film come quello di XaviesDolan : Mommy (2014), incentrato sulla figura narcisistica della madre e Mammina cara (1981) di Frank Perry,tratto dall’autobiografia dell’attrice Joan Crawford e scritta dalla figlia adottiva, oppure il saggio di Vincenzo Maria Mastronardi e Matteo Villanova, Madri che uccidono (Newton Compton, 2007). Sono testimonianze incredibili di tanti modi di essere madri, ma certamente non quello proficuo per la prole e per il modello ideale di educazione che si ipotizza.
La lezione di Massimo Recalcati è principalmente finalizzata ad illustrare la maternità responsabile che esalta la vita e la rende feconda e degna di efficaci risultati.
Gaetanina Sicari Ruffo
(www.excursus.org, anno VIII, n. 76,ottobre 2016)