di LAURA GIACOBBE – Rosa, Lapo, Mario, Loredana, Luisa e Carlo: sei personaggi in cerca non d’autore, ma di un’identità. Sono questi gli ingredienti di base de L’amoretiepido (Pungitopo Editrice, pp. 205, € 15,00), il terzo romanzo dell’autrice messinese Eliana Camaioni.
Un’identità perduta o forse mai raggiunta, un senso di compiutezza affannosamente inseguito in un’epoca che, per questa ricerca, sembra non poter fornire gli strumenti necessari. Il periodo in questione è quello contemporaneo, età della crisi e del precariato, della mancanza di stabilità non solo economica, ma anche esistenziale. È così che l’autrice interpreta lo stato d’animo di questi anni, con un senso generale d’irresoluzione che traspare ad ogni rigo ed emerge dalle voci dei protagonisti, che tra queste pagine si incontrano e si scontrano, in un complesso e movimentato tutto. Il lettore ne segue le vicissitudini, le avventure pendolari che si dipanano in un microcosmo di brontiana memoria, qui racchiuso tra i Comuni di Messina e Mistretta.
Delle sei diverse storie che compongono la struttura complessiva, il primato di fulcro del romanzo spetta a quella Rosa, unico personaggio a parlare in prima persona e subito identificabile come protagonista. Rosa Moresco è un’ex studentessa brillante con il sogno nel cassetto di diventare ricercatrice, messa di fronte, dall’ingresso nel mondo del lavoro, all’ineluttabile necessità di rinunciare alle proprie aspirazioni, in nome del senso pratico.
È figlia di questo tempo, in cui non ci si può più permettere di inseguire chimere, ma bisogna accontentarsi ed essere grati per qualunque mestiere dignitoso ti capiti in sorte. Rosa, infatti, si ritrova ad accettare un incarico come hostess al Teatro di Messina e, nonostante non sia ciò che ha sempre sognato, lo svolge con solerzia e professionalità. Dopo anni di sacrificio, rimane però vittima dei tagli al personale ed è costretta a ripiegare sull’insegnamento, un mestiere che da sempre considera non adatta a lei.
Qui il romanzo ha inizio, quando, ormai alle soglie dei quarant’anni, la protagonista riflette, con una certa mestizia, sulla strada fin qui percorsa e si interroga su come proseguire, scoraggiata dalla deprimente prospettiva che le si profila di fronte: interminabili anni di supplenze su e giù per l’Italia, con il miraggio del passaggio di ruolo sempre più lontano; scadenze di contratto talmente brevi da rendere materialmente impossibile qualsiasi tentativo di provare a trasmettere qualcosa, a costruire un rapporto con i ragazzi, o a lasciare anche un piccolissimo segno del proprio passaggio. L’entusiasmo degli anni universitari è ormai sul punto di estinguersi.
Eppure, tale supplenza potrebbe essere un’opportunità per voltare pagina per Rosa, appena scampata al naufragio di una storia d’amore il cui ricordo è ancora troppo vivido in lei. Il trasferimento a Mistretta è anche un’occasione per rivedere Lapo, un cugino che da sempre, per lei, è come un fratello e, tra una tazza di cioccolata calda e una chiacchierata davanti al caminetto, i due si ritrovano. La situazione di Lapo, prossimo al divorzio dopo due anni di matrimonio apparentemente felice, non è migliore di quella della cugina, e i comuni ricordi d’infanzia diventano per un po’ un felice rifugio, per sfuggire da un presente incerto.
È solo con la comparsa degli altri personaggi, però, che il complesso ingranaggio degli eventi si mette realmente in moto. Facciamo così la conoscenza dell’attraente ma poco affidabile ex di Rosa, Carlo, un fotografo con la passione per le belle donne; ma anche della moglie di Lapo, l’attraente e controversa Luisa, e di Mario, migliore amico dello stesso, che col suo carattere solare e schietto appare a Rosa nelle vesti del principe azzurro, colui che la salverà dal suo passato burrascoso; infine c’è Loredana, la misteriosa sorella di Mario, proprietaria di una scuola di ballo nella quale qualcuno ha appiccato un incendio per oscure ragioni. Nell’apparente tranquillità del paesello, in cui Rosa si era sentita accolta come in un’oasi di pace e rinascita, qualcosa non quadra. Persino l’insospettabile Lapo sembra nascondere qualche scheletro nell’armadio. Così, seguendo le vicende della protagonista, il lettore si trova ad indagare sui retroscena delle vite dei vari personaggi, per scoprire che niente è limpido come sembra. Ognuno di essi, dietro la normalità del quotidiano, nasconde altre verità, verità a volte dissonanti, scelte di vita non sempre condivisibili, ma che sono strategie di sopravvivenza ad un mondo interiore inappagato.
L’antico modello di vita, «mangia, cresci, studia, cercati un bel lavoro, poi una moglie, fai dei figli, poi i nipoti, poi muori felice circondato dall’affetto dei tuoi cari», non si adatta più ai tempi moderni. Questo ci dice l’autrice per bocca di Lapo. Bisogna trovare una via alternativa e, nel bene o nel male, ciascuno dei personaggi di Eliana Camaioni cerca questo, una possibilità di realizzazione, una soddisfazione che, seppure diversa da quella canonica, sia comunque un mezzo per mettere a tacere la frustrazione e trovare serenità; ciascuno in base alla propria natura.
Una grande umanità caratterizza tutti gli attori di questa storia, che ha saputo raccontare le insicurezze del nostro tempo. E se da un lato Eliana Camaioni giustifica le soluzioni degli altri personaggi, spiegandole come inevitabili in un mondo in cui per sopravvivere bisogna essere pratici ed accettare qualche compromesso, riesce comunque a concedersi di conservare un po’ di romanticismo, riservando alla sua protagonista il lieto fine romantico e ai lettori la consolazione di sapere che, oggi come mille anni fa, nonostante intorno tutto crolli, l’amore è ancora un rifugio sicuro contro le avversità della vita.
Laura Giacobbe
Nota: fino al 15 marzo 2015 è possibile partecipare al concorso letterario “Uno, nessuno, centomila amoritiepidi. Riscrivi tu il finale”. Regolamento e informazioni sul sito http://www.amoretiepido.it/.
(www.excursus.org, anno VII, n. 68, marzo 2015)