di MICHELA SALA – La mostra “Io non amo la natura”, proposta a Cuneo fino al mese di ottobre all’interno del Complesso Monumentale di San Francesco, offre un ampio panorama della pop art italiana. Le opere, dipinti, sculture e video, che provengono dalla Gam di Torino, occupano gli interessanti spazi della chiesa sconsacrata, ora restaurata e forniscono una lettura nuova e organizzata delle vicende che hanno dato origine al ramo italiano sviluppatosi quasi contemporaneamente alle sperimentazioni internazionali.
Il movimento della pop art (popular art o arte di massa) è nato in Inghilterra alla fine degli anni Cinquanta, si è diffuso negli Stati Uniti e poi in Italia. Le opere americane contengono quasi sempre un senso di sarcasmo poiché si concentrano sul consumismo e gli oggetti di culto della maggior parte della popolazione. Insegne, marchi e foto di personaggi famosi sono riutilizzati dagli artisti con un linguaggio freddo e quasi impersonale. Per esempio, volendo stimolare una certa qualità è usata l’immagine di un solo prodotto impacchettato proveniente da insegne pubblicitarie o, perfino, da stralci di fumetti con tinte molto forti e accattivanti. Si capisce così che la gente vive soprattutto per apparire perché, ciò che conta, è la confezione più del contenuto.
Sarà la Biennale di Venezia del 1964 a proporre la nuova corrente che premierà per la prima volta un artista americano come Robert Rauschenberg, ma che ospiterà contemporaneamente nel Padiglione Italia, tra gli altri, opere di nuove personalità come Bay, Rotella, Festa, Fioroni e Schifano. Ma la nuova pop art nostrana, a differenza di quella inglese o americana, ha caratteri propri: è un’arte che interpreta il cambiamento della società e l’evoluzione del costume italiano del XX secolo. I temi sono differenti: una lattina di Coca Cola può assumere una virtù eccezionale negli Usa, mentre nella penisola comunica troppo poco; con la cultura del passato alle spalle che traspare sempre sulla scena italiana, si affrontano temi che spaziano dal trascorso famoso alla visione personale della natura più che all’interpretazione dell’ambito urbano consueto.
Le opere sono nuove composizioni rese con le tecniche attuali come il collage e gli ingrandimenti fotografici, oppure si ricorre agli stampi di gesso e alla fusione di plastiche. Per le ampie superfici dinamiche si usano i colori saturi e lucenti degli smalti di nuova produzione.
A Cuneo nelle ampie e luminose navate dell’ex chiesa è ricostruito un ricco ventaglio di proposte italiane maturate nei primi anni Sessanta. Il percorso espositivo illustra, per campionamenti, le diverse declinazioni di stile degli artisti attivi sulla scena romana: Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Fabio Mauri, Mario Ceroli accanto a Jannis Kounellis e Pino Pascali; mentre per il versante torinese, i nomi sono quelli di Ugo Nespolo, Aldo Mondino, Michelangelo Pistoletto, Piero Gilardi, Antonio Carena, senza dimenticare le ricerche pioneristiche di Mimmo Rotella ed Enrico Baj.
Delle cinquanta opere selezionate dal curatore Riccardo Passoni, molte sono note, altre un po’ meno, tutte però molto interessanti. Mario Schifano è presente con uno dei suoi primi monocromi, Io non amo la natura, che ha dato il titolo alla mostra; il suo repertorio include figure e paesaggi, ma anche immagini tratte dalla pubblicità, dalla segnaletica stradale mentre Valerio Adami, che con i suoi frequenti viaggi all’estero ben conosce le ricerche extraeuropee, ne La predica, il tavolo usa il linguaggio e l’iconografia tipica del fumetto.
Continuando il percorso s’incontrano Franco Angeli in Napoleone, dove rivolge la sua attenzione a un simbolo stereotipato come la bandiera francese per ricordare le imprese storiche mentre Mimmo Rotella, con porzioni lacerate di manifesti strappati dai muri, realizza Dalla Sicilia, uno dei suoi famosi décollage. Ed ancora Michelangelo Pistoletto in Pericolo di morte elabora uno dei quadri esclusivi dove la tela è sostituita da una lastra di acciaio inox lucidato che diventerà col tempo, uno specchio vero e proprio.
Giunti all’arioso spazio dell’abside ecco Mario Ceroli e Piero Gilardi: qui La Grande Cina, la gigantesca scultura composta da otto silhouette intagliate nel legno grezzo (349x250x205 cm), dialoga con la Zuccaia. Gilardi usando il poliuretano espanso nei suoi ‘Tappeti Natura’ invita alla riflessione sul paradosso natura-artificio. Fino al prossimo autunno nella bella città di Cuneo i visitatori potranno riflettere su immagini magari comuni, forse deformate, che suggeriscono una realtà solo apparentemente normale, ma che racchiudono l’inquietudine del momento storico.
Michela Sala
Notizie utili
”Io non amo la natura. Pop art italiana dalle collezioni della Gam di Torino”
Cuneo, Complesso Monumentale di San Francesco, via Santa Maria 10.
Fino al 22 ottobre 2017. pop art italiana
Orario: da martedì a domenica ore 15:30-18:30.
Ingresso: gratuito. pop art italiana
Catalogo: Silvana Editoriale.
Infoline: +39 0171 634175.pop art italiana
(www.excursus.org, anno IX, n. 84, luglio 2017) pop art italiana