di CARLA MAISTRELLO – «Il motore di un’automobile è molto più affidabile di un uomo», con queste parole, presenti nella biografia Indomita. La straordinaria vita di Maria Antonietta Avanzo scritta da Luca Malin (Tipografia Masi di Badia Polesine, pp. 340), la celebre pilotessa italiana degli anni Venti scelse definitivamente i motori e la libertà, lasciando il marito alle sue terre di proprietà e alle sue avventure extraconiugali, desiderando rifarsi una nuova vita per sé e per i suoi figli in Australia, terra sconosciuta e generosa d’avventure eternamente presenti nei suoi pensieri, nei suoi ricordi scritti nel «diario veloce d’inverosimili verità» (La mia vita a 100 Km. A l’ora con prefazione di Mario Carli, edito nel 1928 a cura dell’Istituto Editoriale del Littorio [1])
Maria Antonietta Bellan in Avanzo, nata nel 1889 da una famiglia di proprietari terrieri come il marito Eustachio Avanzo, originario di Adria (Ro), nacque a Contarina, attualmente Porto Viro, un paese di campagna nella provincia veneta. Già da adolescente si contraddistinse scorrazzando per le vie del paese e lungo le strade polverose bassopolesane di Porto Tolle con l’automobile di papà. Vedendola passare a gran velocità, sicuramente qualcheduno potrebbe aver pensato che la “strana” bizzarria che s’era inventata la ricca ragazza soddisfaceva l’egocentrico bisogno di mettersi in mostra. In realtà Maria Antonietta la passione per i motori ce l’aveva per davvero, ma era una donna. Una passione e un comportamento non del tutto accettabile all’epoca. La cultura fascista relegava la donna al focolare domestico con il compito di accudire marito e figli.
Maria Antonietta Avanzo preferiva gli sport all’aria aperta, non accettò con rassegnazione un amore ormai finito, ma si riprese la sua vita e la sua libertà desiderando fare ciò che più desiderava. Un carattere molto orgoglioso il suo che fece parlare di sé, ele critiche che ella ricevette erano tutt’altro che benevoli!
Ma la futura pilotessa italiana non si scoraggiò e prese sia la patente, sia il brevetto per scorrazzare anche in cielo. Partecipò alle gare automobilistiche senza rinunciare alla propria femminilità. Sfrecciava in lussuose automobili da corsa con bei vestiti e immancabilmente con le scarpe col tacco, unica donna a sfidare piloti maschili come Enzo Ferrari e Tazio Nuvolari, per citarne alcuni.
Non mancarono di certo alcuni incidenti di percorso, sabotaggi provocati da qualche illustre signore che mal sopportava la vista di una donna competitiva alla guida, oltre che bella, ricca, affascinante e soprattutto libera di fare quel che voleva!
Dopo il ritorno dall’Australia rimase in buoni rapporti con il marito – che mai le concesse il divorzio – soprattutto per i figli che portò sempre con sé ovunque nei suoi innumerevoli viaggi, gare e avventure. Condivideva in parte la politica di Mussolini e solo per comodo, come le prestigiose amicizie. Né lei, né i suoi parenti erano iscritti al Partito Fascista: il regista Roberto Rossellini, figlio della sorella Elettra e padre di Isabella Rossellini, il figlio Renzo Avanzo, imparentato con Luchino Visconti. Antifascisti furono anche il marito e i suoi parenti.
Maria Antonietta Avanzo, ormai celebre, fu stimatissima da Mussolini in quanto dava lustro alla patria Italia. La baronessa, un nomignolo affibbiatole da un maragià indiano suo ammiratore, fu imbevuta inoltre di cultura dannunziana. Conobbe a Venezia il poeta affamato di donne, anche se convalescente all’occhio destro per via di un incidente. I due si scambiarono parecchie epistole nelle quali il Vate la chiamava con bizzarri e lusinghieri nomignoli: perfida biribissa, piccola dolciamara, nerissima nerissa, corridrice demoniaca, ma la baronessa rifiutò il corteggiamento preferendo essergli amica. Maria Antonietta, pur partecipando alle feste e frequentando numerosi personaggi non amava la vita notturna, ma indossava il pigiama molto presto preferendo svegliarsi di buonora come la simpatica zia Fortù; non era una donna frivola, si innamorò intensamente, aveva una mente aperta, mascolina quanto basta e con il pallino per gli affari.
Per questo motivo i suoi figli e nipoti la amavano; era un modello da imitare! E lei aveva sempre mille cose da fare e raccontare. Sapeva dare, ma anche ricevere. Grazie a suo nipote Roberto, al figlio Renzo – che partecipò al set del film Paisà girato a Porto Tolle nelle tenute di papà Eustachio – e ai Visconti entrò a far parte del mondo del cinema e come imprenditrice fondò AVA FILM,con cui produsse alcuni documentari.Una famiglia moderna, di divorziati quella di Maria Antonietta, che precorreva i tempi.
Nella biografia l’autore Luca Malin descrive le numerose macchine da lei usate – fra cui la Packard 299 n. 2 che ispirò Enzo Ferrari – e le competizioni, fra cui la partecipazione alla gara di Penrith in Australia, la corsa per la coppa della Perugina nel 1926 subito dopo il rientro in Italia, dopo aver venduta la sua farm australiana. La corsa al circuito del Lazio, la corsa per la Targa Florio, la vittoria della coppa delle dame, la Mille Miglia, quella di Indianapolis dove le donne non erano ammesse, e innumerevoli altre – tant’è che in seguito entrò a far parte della scuderia Alfa Romeo e della Ferrari – i suoi spostamenti e i suoi numerosi domicili. Le numerose foto che ritraggono Maria Antonietta durante le corse e non solo completano l’interessante biografia.
La baronessa terminerà infine le sue competizioni a 51 anni dopo 20 anni di carriera. Il giornalista Mario Carli la definì donna di qualità non comuni, sprezzante del pericolo e della paura. In realtà la paura l’aveva e tanta, fino al giorno della gara come lei stessa rivelò in alcune interviste. Ma all’ansia e al timore subentrava poi l’ebbrezza della velocità che lei amava e l’adrenalina che ne conseguiva, l’abilità, una sensazione di libertà viscerale.
Maria Antonietta Avanzo, donna di cultura, intraprendente e coraggiosa per quei tempi, alla monotonia della vita di campagna preferì la celebrità acquisita con non poca fatica in Italia e all’estero, dal momento che gareggiava con soli uomini la cui mentalità e la cultura del tempo era fortemente maschilista. Affrontò le feroci critiche e le delusioni con intelligenza e caparbietà, senza piangersi addosso e ironicamente, senza crederci troppo. Come potremmo definirla oggi una simile donna? Diversa? Incosciente? No, piuttosto una donna d’avanguardia, iperattiva, un’anima assetata di vita, meglio ancora una Forza della Natura. Maria Antonietta Avanzo
Carla Maistrello
[1] Il diario originale si trova nella biblioteca delle Donne a Bologna. Con il permesso della direttrice e dei parenti, il grafico rodigino Luca Malin ha restaurato e digitalizzato la copia fedele pubblicandola come anastatica. Ad impreziosirlo vi è l’introduzione della pronipote Isabella Rossellini figlia del celebre regista.
(www.excursus.org, anno XI, n. 93, luglio-settembre 2019) Maria Antonietta Avanzo