di ELEONORA TASSAN – «Lancia le seggiole per aria, salta, sfida il fratello e la sorella con un bastone, il fratello e la sorella si mettono a correre finché non crollano esausti e sudati. Arriva il momento di raccontarsi, a turno, una favola» (p. 7). Questa è la favola di un ricordo lontano che prende vita grazie al poetico racconto di Paolo Di Paolo, Giacomo il signor bambino (illustrazioni di Gianni De Conno, Introduzione di Mario Martone, Rrose Sélavy, f. 23×26, pp. 40, € 14,00).
L’autore dona voce a un momento particolare e, forse meno noto, della vita di Giacomo Leopardi. Tra queste pagine, però, non c’è il Leopardi adulto, lo studioso, il filosofo, il poeta, una delle più importanti figure della letteratura mondiale, ma troviamo invece Giacomo. Il bambino che giocava spensierato, pieno di vita, con suo fratello Carlo e sua sorella Paolina, correndo e perdendosi con la fantasia tra le stanze della sua casa a Recanati.
Giacomo è un bambino, anzi è il signor bambino con sei nomi, uno per ogni giorno della settimana, eccezion fatta per il sabato. Infatti, dal sabato sera alla domenica si può stare senza nome ed essere chi si vuole. Perché Giacomo è un bambino coraggioso e non ha paura di essere un eroe greco che affronta terribili battaglie o che sfida interi eserciti con la sua sfavillante armatura.
Non si scoraggia nemmeno di essere un pastore «circondato dalla sue pecorelle e protetto da un grosso cane. Un pastore che cammina e cammina e cammina e cammina, non smette mai di camminare» (p. 10).
Senza nome poteva essere chiunque, lasciando correre la sua immaginazione, vivendo ogni giorno nuove avventure; e perché no: essere anche un uccello non poter essere un uccello? Forse, quando si resta senza nome, è la cosa più bella che si possa essere» (p. 10). Perde ore, interrompendo studi e giochi per poter osservare e ammirare la gioia e la spensieratezza del loro quieto volare e cinguettare.
Giacomo è un bambino sognatore, che desidera vivere la vita, ma è anche un abile stratega impegnato a realizzare grandi imprese. «Una fondamentale, eroica guerra contro la minestra» (p. 9), ecco cosa lo attende. Deciso e irremovibile, proprio come un valoroso guerriero omerico, il “signor bambino” riesce a convincere Carlo e Paolina a partecipare a questa missione. Dovranno intraprendere una battaglia contro la minestra: «L’insopportabile minestra che rattrista la tavola» (p. 9).
Si tratta di un’impresa delicata e difficile che mette a repentaglio, non solo i pranzi e le cene, ma soprattutto il loro destino. Dopo un unanime accordo e una dichiarazione di guerra in versi, i fratelli elaborano un piano: decidono di agire di notte e di trafugare il semolino dalle dispense, il tutto con l’approvazione della nonna che sorride complice.
Il signor bambino è troppo agitato per prendere sonno, pensa e ripensa al piano. Nella solitudine della sua camera chiede aiuto ai suoi giocattoli, uno dopo l’altro: dai burattini, ai tarocchi, alle marionette, tutti insieme per il grande piano.
Il momento tanto atteso è giunto. «In punta di piedi come burattini, i fratelli Leopardi scendono in cucina. Nascosti alla vista del cuoco, cercano di capire cosa stia accadendo» (p. 12).
Qualcosa di strano sta avendo luogo in cucina: pentole che volano, posate e bicchieri che tintinnano, il cuoco che apre e chiude i cassetti.
Qualcuno ha già rubato la minestra? E chi sarà mai stato?
Tutti zitti e immobili, il signor bambino, Carlo e Paolina osservano increduli alla scena: il cuoco stava piangendo. Ma può essere che fosse così legato al semolino da mettere in totale disordine la cucina e versare grosse lacrime in solitudine?
«Non è il semolino per la minestra che sto cercando! E allora cosa?».
«Eh, signori bambini, è una storia molto lunga».
Con queste parole inizia il racconto di una storia, di qualcosa che si è perso e che nonostante le ricerche il cuoco ancora non riesce a trovare.
«L’ho cercata dappertutto, sono giorni, sono settimane, sono mesi che la cerco. L’ho cercata sotto i gambi di sedano e in mezzo al semolino, fra i bottoni e le piume d’oca, ho pensato che si fosse confusa con la farina o con lo zucchero, dietro i cavolfiori o schiacciata e impolverata dalle patate. Eppure, eppure mi sembrava di averla messa al sicuro in un cassetto preciso!» (p. 15).
Una storia tra il biografico e l’invenzione che accompagna il lettore tra le pagine dell’infanzia di Leopardi, per riscoprire un Giacomo che si distingueva nei ricordi dei fratelli per la sua “allegrezza pazza”.
Un Leopardi vivo e speranzoso nel cuore, con l’ingenuità fanciullesca e la sicura convinzione di un eroe omerico: è lui il signor bambino.
Questo piacevole e poetico racconto è corredato dalle illustrazioni di Gianni di Conno, vincitore del Premio “Andersen illustratore dell’anno” nel 2005, e per due volte della “Goldmedal della Society of Illustrators New York” nel 2008 e nel 2010.
Con il suo surrealismo gentile evoca atmosfere che lasciano al lettore la possibilità di usare l’immaginazione, suscitando delicate emozioni grazie all’abile soluzione compositiva e all’essenzialità del segno.
Un racconto per bambini e per tutti quegli adulti che sono alla ricerca del loro signor bambino perduto o solo semplicemente dimenticato.
Eleonora Tassan
(www.excursus.org, anno IX, n. 82, aprile 2017)