di MICHELA SALA – Gli intellettuali e i giovani delle famiglie aristocratiche fin dal XVII secolo usavano compiere il “Gran Tour”, un lungo viaggio tra i vari Stati Europei, e prediligevano l’Italia non solo per i monumenti e le opere d’arte, ma anche per i suoi panorami armoniosi e il clima mite.
Nell’immaginario collettivo era venuto a crearsi un modello ideale di territorio formatosi dal riconoscimento nei volti di donne e uomini o nei luoghi visitati, i dipinti dei grandi maestri del passato che li avevano inseriti nelle opere più celebri. Anche nel secolo appena terminato parecchi artisti stranieri di successo, hanno amato l’Italia e vi hanno trascorso lunghi periodi considerandola luogo di forte ispirazione e molto probabilmente avranno ammirato anche la grande tenuta di caccia situata ai piedi dei colli brianzoli annessa alla Villa Reale di Monza.
Fatta costruire dall’imperatrice Maria Teresa D’Austria alla fine del 1700 come residenza estiva per il figlio Ferdinando d’Asburgo governatore della Lombardia e progettata dall’architetto Piermarini, è il luogo appropriato per ospitare la mostra “Il fascino e il mito dell’Italia dal Cinquecento al contemporaneo” che rievoca l’attrazione esercitata da monumenti, luoghi e tradizioni della Penisola. Con opere di pittura, scultura e fotografia è stato costruito un progetto ambizioso che coinvolge a Monza e la appena restaurata Villa, anche i visitatori stranieri dell’Expo, dando loro la possibilità di comprendere come il nostro Paese sia stato vissuto e interpretato da chi ha avuto la possibilità di conoscerlo nel passato. L’obiettivo è di creare delle linee guida nella storia dell’arte da cui emergano gli influssi italiani sugli stranieri.
La mostra si apre con due copie della Venere dei Medici e dell’Apollo del Belvedere, per poi passare a come si sia diffuso il mito italiano attraverso le opere di maestri della grandezza di Lucas Cranach, Antoon Van Dyck e altri meno conosciuti, che hanno attinto da Botticelli, Correggio, Raffaello, Tiziano o Caravaggio: sono le opere di Rubens, Lorrain, Van Wittel e Meng che riprendono interessanti soggetti italiani. Questi ideali erano dilagati in Europa attraverso il classicismo, il colore veneto e il drammatico uso della luce caravaggesca. In questa prima parte si snodano opere rinascimentali e barocche mentre negli spazi successivi si fa strada la lettura romantica della natura che introduce nelle vedute i ruderi romani come in Capriccio con il Pantheon davanti al porto di Ripetta del 1761 di Hubert Robert; poi ancora s’incontra Accademia sotto la lampada di Joseph Wright, dove un forte fascio di luce proveniente dall’alto non solo rivela la scena, ma la invade di contenuti. Al Simbolismo segue il periodo neoclassico per poi passare al Novecento e al nuovo millennio.
L’ultima parte della mostra è dedicata al secolo breve e contemporaneo quando l’Italia – grazie anche al Prix de Rome che attribuisce ad artisti stranieri ambiti soggiorni all’Académie de France in Villa Medici – diventa protagonista e origine di sperimentazioni. Ecco prendere forma Figura distesa di Henry Moore, L’âge d’airain di Auguste Rodin eGrand nu assis di Henri Matisse nel rinnovato mito di Michelangelo che s’irradia per tutto il secolo anche nelle tele di Pablo Picasso (Nu coaché e Trois femmes à la fontaine) e Salvator Dalì (Eco geològico. La Pietà). Chiude la mostra, l’opera Odi navali di Anselm Kiefer, che cita D’Annunzio.
Michela Sala
Notizie utili
Il fascino e il mito dell’Italia dal Cinquecento al contemporaneo
Monza, Villa Reale, Viale Brianza 1
Fino: 6 settembre 2015
Ingresso: € 12,00 intero; € 10,00 ridotto; € 4,00 scuole.
Orario: 10:00-19:00; venerdì 10:00-22:00.
Catalogo: Skira Editore.
Informazioni: www.fascinoemito.it; infoline: 199151140.
(www.excursus.org, anno VII, n. 71, luglio-agosto 2015)