di IDA BASILE – Chiedendo di definire Eros e Afrodite, vengono alla mente le più comuni parole: il dio dell’amore, la dea dell’amore. Lui è un bambino paffuto, un giovane innamorato, un essere alato armato di arco e frecce che nessuno può respingere; lei è il fascino della seduzione, la bellezza e la nudità, Cipride nata dalla spuma del mare. Insieme sono la madre e il figlio negli atteggiamenti più teneri, coloro in cui iniziano e finiscono seduzione e passione.
Si dice che il mito sia fondatore di realtà, e dunque è a partire dal mito che disegniamo i visi dei nostri modelli, impariamo a conoscerli e ad ammirarli. Nel suo saggio Eros e Afrodite (Bollati Boringhieri, pp. 176, € 9,30) Jean Rudhardt parte proprio da qui, dal mito greco, per disegnare un fedele ritratto delle due divinità, delle loro caratteristiche e delle funzioni che svolgono, raccogliendo tutte le tradizioni che li vedono protagonisti in ognuna delle loro molteplici sfumature.
Cosa rende un mito migliore di un altro? Esistono versioni differenti della stessa storia, cosa agli occhi degli antichi greci è più degno di fede? Sono gli interrogativi con cui l’autore apre la discussione del suo saggio, sottolineando l’importanza di un assunto fondamentale: «ogni versione è certa, ogni mito è verità». Immagini e racconti che possono sembrare contraddittori trovano terreno comune nel momento in cui le verità che esprimono sono compatibili tra di loro. Agli occhi dell’uomo greco ogni racconto coesiste con l’altro, il loro insieme è la chiave per la comprensione del mondo circostante e delle funzioni che questo esprime.
È con l’intento di offrire questa visone d’insieme che Rudhardt inizia dal principio, richiamando Esiodo e la sua Teogonia. L’autore, sapientemente, de-costruisce il mito scomponendolo in ogni parte, fa luce sul primo indizio che, se da una parte distrugge la nostra conoscenza semplice di una mitologia che vuole un Eros infantile al seguito della madre, dall’altro l’arricchisce restituendo al dio un aspetto fondamentale, alla base della creazione: quello di principio generatore. Solo tra due entità primigenie, Caos e Gea, e primigenio egli stesso, Eros è il soffio che senza volto, senza ali, spinge il singolo a diventare molteplice, stimola Gea, la terra, a creare da sé il principio maschile, suo contrario, e quindi la creazione del mondo attraverso l’unione e la nascita. È questa la sua funzione, è questo il suo scopo. Senza la sua azione non vi sarebbero stati il Giorno e la Notte, la personificazione del Mare, Ponto, e quella del Cielo, Urano.
Uniti, senza possibilità di dividersi, Gea e Urano giacciono continuamente generando figli che non possono quindi vedere la luce. La castrazione di Urano ad opera del figlio Crono mette in atto la separazione tra cielo e terra, ponendo così un problema fondamentale: come farà Eros ad esercitare la sua funzione ora che si è creata la distanza?
Dal membro di Urano, uno zampillo di vita caduto in mare convoglia tutta l’attività generatrice del Cielo nella figura di Afrodite. Lei non è un principio generatore, lei assolve al compito di colmare il divario, la distanza. Lei avvicina con l’arte della seduzione ciò che Eros andrà ad unire, ed è a lei che Eros si accompagnerà sempre, d’ora in poi, regalandoci quell’immagine un po’ innocente ed un po’ subordinata del dio che l’arte ha immortalato nei quadri.
Tuttavia, Esiodo non è l’unica testimonianza antica riportata da Rudhardt. Si è detto che è la molteplicità di versioni a offrire all’uomo della Grecia antica la propria definizione di mondo e realtà, pertanto l’autore si premura di raccogliere più testi, creare una piccola antologia, offrire a chi legge gli strumenti per comprendere gli elementi che «non cambiano le divinità, ma le definiscono».
Eros e Afrodite vengono visti anche alla luce di racconti differenti, dalle tradizioni orfiche che li vogliono indipendenti, ma anche dai miti che li vedono legati nella più classica delle immagini, quella di madre e figlio. La loro è un’azione potente, narrazione dopo narrazione ogni dio cede al potere di Afrodite e giace sotto la spinta di Eros: ne è prova proprio il re degli dei, Zeus, sottomesso più volte agli influssi di queste divinità. Rudhardt propone un racconto dopo l’altro, accompagnando il lettore attraverso l’emozionante scoperta delle lotte degli dei, ritrovando fili e unità all’interno di miti diversi, guidandolo verso l’ordine finale che vede le due grandi entità primordiali (o quasi) piegarsi al volere di Zeus.
Questo zelante ed appassionato studioso apre una porta nel mondo greco trattando di temi complessi in modo semplice, ma non per questo meno preciso o poco tecnico. La piacevolezza di Eros e Afrodite e la cura con cui è stato scritto si sposano perfettamente con la piena comprensibilità del testo e del messaggio che porta, rendendo un saggio di Storia delle religioni una lettura coinvolgente. L’autore è una guida sapiente, capace di porre chi legge n condizione di comprendere quanto il mito sia complesso e affascinante in ogni sua chiave di lettura: politica, cosmogonica, teologica.
Ida Basile
(www.excursus.org, anno VIII, n. 74, luglio-agosto 2016)