Cuore di cane – Michail Bulgakov

di TATIANA SANDROLINI – Mosca, anni Venti. Una gelida tormenta si abbatte sulla città, avvolgendo case e persone. Due occhietti vispi scrutano e narrano con formidabile cinismo lo scenario, in cerca di cibo e di un riparo. Pallino, soprannominato così da alcuni passanti, è il protagonista di Cuore di cane (a cura di Caterina Ciccotti, Rusconi Libri, pp. 128, € 6,90) di Michail Afanas’evič Bulgakov, un cane randagio che ha fatto della sopravvivenza uno stile di vita.

È un cagnolino molto intelligente, che ha imparato a leggere e riconoscere luoghi e insegne. Ci descrive una realtà “di strada”, dove si incrociano le vite di molti: narra di come abbia imparato a destreggiarsi tra i luoghi con gli “odorini” più sfiziosi e ricchi di scarti di cibo, o dell’atteggiamento di alcuni cuochi e ristoratori, dai quali rischia spesso di ricevere bastonate.

Pallino ci appare subito simpatico e schietto, un narratore scrupoloso e critico, che riesce sempre a strappare un sorriso al lettore, lo stesso lettore che dopo poche pagine inizia però a temere seriamente per la sua incolumità.
Il cane, ferito da un cuoco, sta rischiando la vita, non riuscendo a procacciarsi il cibo e a trovare un caldo rifugio nel maltempo. La neve non si placa, l’animale rimane immobile, sconsolato. Ad un tratto un uomo distinto si avvicina a lui con passo sicuro e con succulenti pezzi di salame convince Pallino a seguirlo, portandolo nel suo grande appartamento. Giubilo del lettore! Il simpatico animale è salvo!

Inizia per il nostro protagonista un momento idilliaco, quasi magico: dopo anni di stenti e difficoltà, Pallino ha finalmente una casa accogliente, cibo a volontà e un padrone che sembra essere il migliore al mondo.

Il signore in questione è Filipp Filippovič Preobraženskij, stimato medico dalla fama mondiale, ginecologo e andrologo, che studia i rimedi per ringiovanire il corpo. Il suo appartamento è dotato di un’apposita stanza adibita a sala d’aspetto e un’altra contenente l’ambulatorio, dove riceve i suoi pazienti. Pallino non comprende bene che tipo di cure questi ricevano dal luminare, ma non indaga, contento della sua nuova posizione di “cane con il guinzaglio”.

Il professor Filipp Filippovič sembra un uomo paziente, un uomo erudito e acculturato che professa la gentilezza e alla domanda della sua assistente di come sia riuscito a convincere il cane a seguirlo risponde: «Come ci sono riuscito? Con la dolcezza, l’unico modo di trattare con un essere vivente. Con il terrore non si ottiene nulla da un animale, qualsiasi sia il suo grado di evoluzione […] Si sbaglia di grosso, chi crede di poter ottenere qualcosa col terrore».

Tutto sembra procedere per il meglio per il nostro amico a quattro zampe, fino a quando un giorno giunge il dottor Ivan Arnol’dovič Bormental’, assistente del medico, esultando di aver trovato l’occorrente necessario per un loro intento. In pochi attimi Pallino viene sedato a forza e fatto adagiare sul letto operatorio, terrorizzato, ignaro di quello che da lì a poco sarebbe successo. Il medico inizia ad assumere caratteri più negativi, mostrandosi senza scrupoli, convinto nel suo intento, avido di sperimentazione scientifica.

Con l’ausilio di Bormental’ praticano un’inquietante operazione: impiantano nel corpo del cane l’ipofisi e le ghiandole sessuali di un ladruncolo alcolizzato, ucciso in una bettola della città. Dal risveglio il povero animale inizia ad assumere caratteri sempre più umani, perdendo pian piano il pelo e iniziando ad assumere una sbilenca camminata sulle zampe posteriori.

I due “creatori” di questo strano essere, inizialmente felici e compiaciuti per la riuscita dell’intervento, si ricredono presto, provando una crescente inquietudine e forse pentimento per la loro sconsiderata azione. La strana creatura ora parla, proferendo parole e frasi offensive, adotta col tempo atteggiamenti e vizi tipici degli uomini, creando problemi e costante imbarazzo attorno a lui. Come tenteranno i due medici di risolvere il problema? Lasceranno libero questo nuovo ibrido antropomorfo, ora chiamato Pallinov, o decideranno di ritornare sui loro passi?

Attraverso gli occhi vispi del simpatico protagonista Bulgakov ci presenta con ironia, cinismo e fermezza una situazione politica a lui non congeniale, successiva alla rivoluzione russa. Lo scrittore critica i “nuovi ricchi”, appartenenti a una borghesia che ha ereditato le caratteristiche e le abitudini della vecchia aristocrazia; a loro sono concessi privilegi illegittimi, ottenuti con corruzione. Filipp Filippovič e i suoi pazienti problematici ne sono l’esempio.

Mediante questo esperimento, che ci ricorda quello presente nel libro Frankestein di Mary Shelley, Bulgakov compie una condanna morale alla scienza che vuole modificare i limiti naturali, creando qualcosa di mostruoso e innaturale.

Cuore di cane è un libro forte, ironico, intenso. I connotati animali entrano in contatto con quelli umani, lo stesso professor Filipp Filippovič afferma al suo assistente: «Adesso Pallinov sta compiendo le sue ultime gesta canine […] Pensi che ormai, orribile a dirsi, il suo cuore non è più di cane, ma umano, proprio umano. Ed è uno dei cuori più infami tra quanti ne esistano in natura!».

 Tatiana Sandrolini

(www.excursus.org, anno IX, n. 79, gennaio 2017)