di ELENA ZANETTI – Siete tra le centinaia di migliaia di pendolari italiani che per motivi di studio o lavoro devono raggiungere ogni mattina una grande città? Stanchi di prendere treni sovraffollati, poco puliti e perennemente in ritardo? Stufi di infilarvi nelle gallerie sotterranee del metrò e nel traffico cittadino a bordo di tram e autobus? Sognate di poter raggiungere l’ufficio o l’università inforcando una bicicletta o passeggiando tranquillamente? Comodo, silenzioso, vicinanze metrò di Antonio Spinaci (Betelgeuse Editore, pp. 208, € 14,00) è il libro che fa per voi.
Questo romanzo, che ha come primo merito quello di distinguersi positivamente dal resto della generale produzione letteraria italiana degli ultimi anni, racconta la storia del quasi trentenne Federico Plomb, pendolare, giovane correttore di bozze, impiegato in un’agenzia letteraria di Milano che cura l’inserto di annunci immobiliari di un importante quotidiano nazionale, il Metoquadro.
Il noioso e poco gratificante tran-tran viene interrotto da una svista dello stesso Federico che,per errore,manda in stampa un annuncio che non avrebbe mai dovuto essere pubblicato: «AAA VENDESI LOCULO – Contessa lombarda vende confortevole e spazioso loculo in cappella di famiglia all’interno del Cimitero Monumentale di Milano. Comodo per la posizione centrale e ottimamente servito dai mezzi pubblici, è la soluzione ideale per pendolari che, stanchi dei viaggi in treno, vogliono raggiungere il posto di lavoro in pochi minuti. Andrà restituito alla proprietaria al momento della sua morte affinché vi sia tumulata. Per informazioni telefonare…».
Le ire dei benpensanti milanesi si scatenano, la stampa nazionale viene allertata e la contessa rivendica, nello stupore generale, il pieno diritto di compravendita di una sua proprietà. Dalle ceneri del disgusto collettivo prenderà però piede un vero e proprio business che causerà una serie di conseguenze paradossali.
Comodo, silenzioso, vicinanze metrò è un libro divertente e tragico allo stesso tempo: disincantato ritratto di molte situazioni quotidiane e dinamiche sociali e lavorative, è altresì una lettura piacevole e divertente, che raramente perde d’intensità. I personaggi delineati in maniera impeccabile spesso strappano un sorriso dal retrogusto amaro: il protagonista, Federico, occupato a combattere ogni mattina una guerra senza esclusione di colpi nel tentativo di salire sul regionale delle 7, l’invadente portinaia, la signora Pesenti, appassionata di gialli e convinta che Federico abbia ucciso e occultato il cadavere della ex fidanzata, le acide colleghe-siamesi Tea e Bea, il capo Zambon, cinico donnaiolo, che ha una relazione ossessiva con un pesce rosso:
Il pomeriggio del giovedì passato, seduto alla scrivania in ufficio, stava rivivendo in flashback le azioni compiute prima di andare al lavoro per cambiare l’acqua della boccia: aveva raccolto il pesce e l’aveva messo in un bicchiere pieno d’acqua; aveva svuotato la boccia nel lavandino, l’aveva lavata e di nuovo riempita; poi… il buio più completo. Cosa aveva fatto, poi? Col terrore d’aver lasciato il pesce nel bicchiere, aveva trovato una scusa ed era schizzato a casa. L’aveva trovato a nuotare tranquillo nella sua boccia, indifferente ai patemi d’animo del proprietario.
La storia che Spinaci ci offre è indubbiamente paradossale, frutto della sua reale esperienza di pendolare e di correttore di bozze di annunci immobiliari, ma il paradosso, l’esagerazione servono per far emergere veri problemi di vere persone. Un loculo a scopo abitativo, ebbene sì. E da lì inizia una spirale di follia. O la follia è prendere il treno tutte le mattine e collezionare lividi solo per trovare posto in piedi? Probabilmente l’una e l’altra, tanto che alla fine prendere residenza al Monumentale di Milano diventa l’unica maniera per sopravvivere a un mondo che ci vuole sempre di corsa, in cui ritagliarsi uno spazio personale è quasi impossibile. Quale altro posto, se non un cimitero, può accogliere l’esercito di semi-vivi che si riversa ogni giorno nelle grandi città?
La provocazione di Spinaci coglie nel segno. Una provocazione molto ben riuscita, un romanzo che si legge con gusto e dove penso molti lettori si potranno rispecchiare. Sicuramente un libro da leggere in treno, mentre ci si reca al lavoro:avete un amico, un familiare, un fidanzato pendolare o lo siete voi stessi? Questo libro è un ottimo regalo per riuscire a sdrammatizzare e a sorridere (amaramente) delle proprie “sventure” quotidiane.
Elena Zanetti
(www.excursus.org, anno VII, n. 72, ottobre-novembre 2015)