di FRANCESCA DELLI CARRI – Cerniera lampo (Edizioni Il Foglio, pp. 236, € 14,00) è un romanzo scritto e pubblicato nel 1994, oltre vent’anni fa, da Luca Raimondi e Joe Schittino, due diciassettenni che hanno fatto di un’esperienza un’ispirazione. In forma “giovanile”, il volume raccoglie molteplici punti di vista e li restituisce al lettore in una varietà di stili che ha il sapore della vita vissuta. Ogni stile racconta uno stato d’animo, attraversando rabbia, delusione, sgomento e noia verso il quotidiano. Ogni capitolo è una persona diversa che parla, come in una staffetta in cui un narratore passa il testimone a quello successivo.
Cerniera lampo è un romanzo a quattro mani, rimaneggiato oggi a vent’anni dalla sua stesura originaria; in esso gli autori raccontano uno spaccato di vita delle scuole superiori. Le interrogazioni sul filo del rasoio, la professoressa autoritaria ma sensuale, i pestaggi dei compagni più grandi: a questo racconto frenetico non mancano gli ingredienti.
Teo Nitschoji e Dino Armicula sono i due protagonisti: frequentano la stessa scuola, si conoscono appena e non si parlano praticamente mai. Mentre Teo è un ragazzo disincantato ma tranquillo, Dino ha il fuoco dentro: odia la scuola, la famiglia, tutto, ed è violentemente impegnato in una lotta in casa contro il padre fascista. Teo è iscritto al conservatorio ed è co-direttore del giornale della scuola, Dino non apre un libro da mesi. Diametralmente opposti, entrambi vivono in realtà lo stesso momento, quello delle grandi domande.
«Era questa la vita giovanile che ogni diciassettenne si auspicava? Poteva vivere peggio, tuttavia gli mancava qualcosa che non sapeva definire neanche nei suoi tratti essenziali. Era forse giunto il momento di cambiare qualche virgola, di aprire qualche parentesi, magari di concludere un paragrafo e di cominciarne qualche altro, più vivace, meno monotono» (p. 146), pensa Teo. Un vuoto, anzi il Vuoto, quel baratro che tutti abbiamo avvertito prima o poi nella vita. La sensazione che ci sia un trick, da qualche parte, un chiavistello che ci apra al segreto dell’esistenza. Che sia per questo che Teo ha scritto un trattato sul trombone?
Il grido di indignazione di Teo verso la vita è molto forte: «Sono ateo, tuttavia spero che ci sia un Dio che possa sputare su questo mondo di merda, sommergendolo con un secondo diluvio universale, o provocando un impatto tremebondo con un meteorite o un terremoto catastrofico».
Cerniera lampo, però, non è solo una storia sugli adolescenti, come lo erano stati i precedenti romanzi di Raimondi. È una storia tragica e si preannuncia tale fin dall’inizio: lo si percepisce già dal primo capitolo. Teo e Dino, pur senza parlarsi mai, confluiscono lentamente nella stessa vicenda che il lettore osserva impotente dall’alto.
A fare da collante fra le vite parallele dei due ragazzi c’è la professoressa Lara Cuisi, odiata e ammirata dagli studenti, e il marito Gianfranco, il personaggio forse più riuscito del romanzo.
Gianfranco Perdigoni è un presunto scrittore, e per di più uno scrittore che si atteggia a postmoderno imitando la scrittura dei giovani di strada e infarcendo le sue pagine di torbidi dettagli. Disprezzato da tutti, Gianfranco si barcamena nell’attività letteraria senza riuscire a guadagnarci molto se non il biasimo anche della moglie. Sta ai bordi della storia – e della vita – per quasi l’interezza del romanzo, ed è solo alla fine che vi si inserisce con la prepotenza e con l’inadeguatezza che lo contraddistinguono.
È a lui, infatti, che Teo decide di chiedere un parere sul suo trattato sul trombone, pensando ingenuamente di avere di fronte un grande uomo di lettere. Qualche giorno prima, a solo qualche chilometro di distanza, il torbido dei racconti di Gianfranco cala nella quotidianità e diventa realtà, cambiando per sempre le vite di Lara e Dino.
I due avvenimenti sommati insieme, quasi come in una commedia degli errori rinascimentale, collassano verso il finale fluido, inevitabile, surreale. BANG.
Francesca Delli Carri
(www.excursus.org, anno VIII, n. 78, dicembre 2016)