di VITTORIA VINCENZI – «La fotografia di Bartali e Coppi ci insegna che abbiamo due sole maniere per parlare del corpo: i gesti e le immagini». Così Claudio Franzoni ci chiarisce, sin dall’Introduzione, le tematiche che andrà ad affrontare nel corso del saggio Da capo a piedi. Racconti del corpo moderno (Guanda Editore, pp. 240, € 20,00), richiamando alla mente un episodio tanto famoso quanto discusso, svoltosi durante una tappa del Tour de France del 1952.
Si parte quindi da uno scatto, un’azione immobilizzata in un singolo istante che dà adito a diverse polemiche e riflessioni, e che offre un ottimo spunto per operare una distinzione tra il corpo, definito come struttura fisica dotata di una sorta di vita opaca e impenetrabile, e il corporale, ovvero l’insieme delle «idee che su di esso si stratificano di volta in volta, a seconda delle culture e dei processi storici».
Il cuore della trattazione è quindi il gesto, analizzato a partire da esempi dei nostri contemporanei in ambiti che spaziano dalla vita quotidiana alla politica, fino alla sfera religiosa: l’autore guida il lettore in un percorso di scoperta di ciò che normalmente diamo per scontato, in quanto acquisito in modo inconscio e parte del nostro bagaglio socio-culturale sin dalla nascita.
Nel primo capitolo della trattazione, l’attenzione è focalizzata su quelli che vengono definiti «i gesti del potere»; siamo quindi davanti a una carrellata di “movimenti” apparentemente scontati, che acquistano però una loro pregnanza e importanza nel momento in cui vengono eseguiti da figure storiche, politiche e religiose. Troviamo a questo proposito esempi quasi divertenti, come la serie di fotografie scattate da Heinrich Hoffmann negli anni Trenta, in cui il lettore viene a conoscenza della singolare abitudine di Adolf Hitler di studiare con cura i movimenti da compiere durante i discorsi ufficiali.
Un peso diverso hanno invece i gesti che vengono ricondotti alle dita, in particolare nell’episodio risalente all’aprile del 2010, durante il conflitto tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. È proprio in questa occasione che risulta chiaro quanto «il piano della corporalità non sia mai pienamente riducibile a quello della parola, e viceversa», perché i gesti dell’uno e dell’altro lasciano trasparire un messaggio quasi opposto a quello che viene trasmesso con il corpo.
L’abilità di Claudio Franzoni consiste nel fatto di riuscire a operare una ricomposizione di ogni singolo gesto, grazie alla sua conoscenza e passione per la tradizione classica. Ad esempio, nel secondo capitolo, troviamo una ricostruzione storica molto interessante sull’usanza, presente ancora oggi, per quanto brutale, dello «strascicare i nemici»: un gesto animale, quello di infierire sul nemico sconfitto, che viene ricollegato a una tradizione che trova il suo inizio al tempo di Omero, proprio nell’Iliade e nell’Odissea.
I toni non sono però sempre così cupi, al punto che il lettore si presta a sperimentare una sorta di “viaggio nel passato”, trovandosi a disquisire con Edgar Degas sulla strana pratica di “assestamento” usata dalle donne nei tram, per poi salire a “pugni alti” sul podio delle Olimpiadi del 1968, o lanciarsi in una camminata insieme ad Accattone e a Stracci nei film di Pasolini, o ancora a “fare le corna” a un concerto heavy metal dopo essersi tolto il cappello davanti ad Alfred Bruyas in un quadro di Courbet. Come ogni viaggio nel tempo che si rispetti, si dovrà tornare al presente, e allora si assisterà a Maria Vittoria Brambilla che si cimenta in un ambiguo “saluto romano”, o a Bruno Vespa che sembra fare il “baciamano” a Berlusconi, fino ad arrivare a quelle che l’autore stesso definisce le «estensioni», ovvero l’insieme di tutti gli apparecchi elettronici e tecnologici che stanno pian piano rimpiazzando il nostro corpo nell’esprimere emozioni, intenzioni, gesti.
È innegabile sin dalla prima pagina la vastità dell’argomento affrontato: siamo infatti davanti a un tema di difficile interpretazione che affonda le sue radici più antiche al tempo dei Greci o addirittura dei primi esseri umani, e da qui si evolve e muta sino ad arrivare ai giorni nostri. Claudio Franzoni, grazie alla sua capacità di sintesi, riesce a dar vita a un’opera fruibile e apprezzabile da tutti, in quanto non richiede conoscenze pregresse approfondite in nessun particolare ambito, ma allo stesso tempo è capace di far nascere l’interesse e la passione nel lettore, che probabilmente si ritroverà a cercare su internet le immagini o gli avvenimenti citati nel libro per riuscire ad avere un quadro ancora più completo.
A conti fatti, Da capo a piedi si pone come un saggio, ma, come si nota già dal sottotitolo, finisce per trasformarsi in una riuscita raccolta di brevi racconti. Racconti di epoche diverse, in cui a fare da sfondo troviamo nella loro completezza i materiali dell’indagine dell’autore: letteratura, opere d’arte, fotografia, immagini televisive, cinema.
Il protagonista di tutta l’opera è ovviamente il gesto, che per volere della trama si lancia in una storia di costanti inseguimenti: come afferma l’autore stesso «quello [inseguimento] in cui il corpo, caricandosi di segni, tenta di trasformarsi in un testo intellegibile e quello in cui la parola corre invano dietro la complessa ricchezza della corporalità, che non si lascia mai prendere». Un’opera perfetta per imparare a conoscerci e a distinguere tra “il corpo che abbiamo e il corpo che siamo”.
Vittoria Vincenzi Claudio Franzoni
(www.excursus.org, anno VII, n. 67, febbraio 2015)