di LUIGI GRISOLIA – Ma che calcio dici!, parafrasi di un noto “detto” popolare, è il titolo di un recente volume di Francesco Zarzana (Prefazione di Ezio Luzzi, Postfazione di Federica Angeli, A.Car Edizioni, pp. 108, € 6,50) che riporta le più esilaranti «elucubrazioni (o allucinazioni calcistiche)» pubblicate dall’autore sul blog Quasirete de La Gazzetta dello Sport.
Sì, perché nell’Italia in cui tutti sono allenatori, in cui molte trasmissioni sportive dedicano ore a capire se il fallo c’era o non c’era e in cui le infiltrazioni della criminalità nel tifo organizzato sono palesi, di calcio si può anche ridere. E lo possiamo fare grazie alla “penna” graffiante e puntuale di Francesco Zarzana, poliedrico scrittore e organizzatore di eventi culturali – “suo” il Buk Festival della Piccola e Media Editoria, che si svolge da oltre dieci anni a Modena e dal 2014 pure a Catania – che focalizza alcuni particolari, forse poco noti, ma che spiegano tanti avvenimenti del mondo del pallone.
Vi ricordate, per esempio, di Alexander Merkel, giocatore del Milan, poi titolare inamovibile del Genoa, kazako di Perwomaiskji («località non individuata neanche nelle più aggiornate cartine fisiche dell’Istituto Geografico De Agostini»)? Nessuno, neanche i suoi allenatori, hanno mai capito perché dovesse giocare per forza… finché un tedeschissimo “Auf wiedersehen” ha fatto sorgere qualche sospetto e si è scoperto che dalla Germania una telefonata confessò a Preziosi: «È il nipote della Merkel…».
Per una squadra calcistica le fughe di notizie sono davvero problematiche; e allora Galliani si infuriò terribilmente quando un giornalista gli chiese «Perché il Milan non vuole più Kakà?», non riuscendo a comprendere come fosse stato possibile che la stampa avesse scoperto il periodo di stitichezza imposto dal medico ai calciatori per cercare di rilanciare la squadra, impelagata in un ciclo negativo di risultati. Imbarazzanti i titoli dei giornali: «Il Milan stringe per Kakà»; «Tutto pronto per Kakà», finché Galliani dovette cedere Kakà, il giocatore, al Real Madrid e spiegare che tutti si erano sbagliati.
Calcio è anche politica. Francesco Zarzana rivela il perché del rientro in Italia di Diego Armando Maradona proprio a ridosso delle elezioni: stava organizzando il suo soggetto politico, che avrebbe riunito tutti i Napoli Club sparsi sulla Penisola, e che si sarebbe dovuto chiamare Movimento Cinque Palleggi. Il progetto, com’è noto, per il momento è “freddato”. Ma l’autore ci racconta anche degli attimi di panico e smarrimento che ci furono all’inizio del 2013 quando la stampa batté la notizia di elezioni nella Lazio: nessuno riusciva a capire questa improvvisa svolta democratica di Lotito, finché si scoprì che si trattò di un errore di battitura… erano elezioni nel Lazio!
Quando la Rai decise di rilanciare la celebre trasmissione Carosello, forse non tutti sanno del grande subbuglio che si scatenò nel Consiglio d’Amministrazione allorquando qualcuno propose di selezionare come protagonisti di alcune pubblicità personaggi del mondo calcistico: «sir Alex Ferguson per girare tra le massaie per promuovere il detersivo Dash, il giocatore del Napoli Hamsik per la brillantina Linetti, Mario Balotelli per sperimentare un detersivo con la camicia indosso recitando ce non esiste lo sporco impossibile […], Francesco Totti e Ilary Blasi nella nuova versione di Carmecita e Caballero, Antonio Cassano perfetto per la pubblicità del digestivo Antonetto con tanto di effetti successivi (pare che il barese sia esperto di rutti fuori controllo e per questa ragione ci sarebbe un’opzione per fargli fare anche la pubblicità della birra Moretti e della Coca Cola)». Sostanzialmente, svela Francesco Zarzana, tutto saltò per il solito rifiuto della solita Juventus, che non concesse i suoi giocatori sostenendo che l’unico Carosello a cui loro partecipano è quello delle macchine dei tifosi quando si vince uno scudetto.
Continuando nella spassosa lettura, scopriremo tante altre chicche: la partecipazione di Prandelli al Festival della Filosofia della Valletta, le regole di Mourinho – all’appello i giocatori devono rispondere “obbedisco” anziché “presente” –, l’imbarazzo dei dirigenti del Manchester City, e ora verosimilmente di quelli del Liverpool, davanti alle domande di Balotelli, l’esistenza dei preliminari del preliminare del preliminare di Champions League (e di squadre quali lo Shirak Yerevan e il Tre Penne, blasonati club, rispettivamente, di Armenia e San Marino). Nonché il vero motivo per cui Pato lasciò l’Italia: colpa di Ambrosini, che buttò via tutte le reliquie conservate gelosamente dal Papero nel suo armadietto – tra cui un’ampolla col sudore di Pelè, un calzino di Rivelino e un altarino illuminato con la foto del Brasile vittorioso 4-1 sull’Italia nel 1970 – e le sostituì, in particolare, con una foto dell’Italia vittoriosa sul Brasile nella finale del 1982. Uno scempio, e la saudade colpì il povero Pato.
In conclusione, come evidenzia la nota giornalista Federica Angeli, Ma che calcio dici! è un libro per tutti, sia per gli appassionati di calcio – così, magari, soffriranno di meno – sia per le donne, in modo che possano sorridere ogni volta che troveranno i loro mariti, fidanzati o fratelli ipnotizzati davanti a una partita della loro squadra del cuore.
Luigi Grisolia
L’immagine di anteprima è tratta dal sito http://immagini.4ever.eu/tag/8676/campo-di-calcio.
(www.excursus.org, anno VII, n. 66, gennaio 2015)