Intervista ad Emanuele Delmiglio

EmanueleDelmiglio

di RITA CASSANI – Incontriamo Emanuele Delmiglio, fondatore e direttore di Delmiglio Editore di Verona, alla libreria “Giralibri” di Argenta (Ferrara). È venuto per la presentazione di due raccolte di racconti: Nero per n9ve (Aa. Vv., pp. 246, € 14,00) e Il collezionista di Arcani (Aa. Vv., pp. 262, € 14,00), insieme agli autori. Sempre presente a ogni uscita pubblica, l’editore sceglie però di intervenire meno possibile.

Preferisce siano gli scrittori a spiegare le genesi dei propri brani e raccontarsi alla gente, senza filtri o barriere di sorta. Resta in disparte, presenza discreta e rassicurante. Fa però intendere che dietro ogni libro esiste un progetto preciso, studiato e calibrato fin nei minimi dettagli. Cronache di una piccola casa editrice che si permette il lusso della qualità.

Nel 2015 la casa editrice compirà dieci anni. Come è iniziata questa avventura?

L’editoria è sempre stata, oltre che una professione, una passione. La mia prima occupazione è stata in qualità di tecnico di fotoriproduzione alla Mondadori, nel lontano (ahimè) 1977. In seguito ho fondato un mio studio grafico con specializzazione editoriale occupandomi di progettazione e impaginazione di periodici e libri, gestione della redazione e coordinamento per numerose case editrici. L’idea di produrre in prima persona mi ha sempre spaventato e affascinato allo stesso tempo, come un destino al quale sai di non poter – e in fin dei conti voler – sfuggire.

Dal 2005 a oggi, le collane sono diventate una decina. Quali sono i generi più presenti?

Siamo partiti con una collana di biografie legate a protagonisti del territorio e poi abbiamo iniziato a spaziare nel mondo del fantastico e della letteratura di genere. Per sommi capi, direi che ci occupiamo di territorio e di sogni.

Tra gli altri, Delmiglio Editore dedica una particolare attenzione al racconto. Con quale spirito?

Amo molto la formula breve. Mi piace leggere e anche scrivere racconti. Una storia dovrebbe, a mio avviso, occupare giusto le pagine necessarie e sufficienti a trasmettere l’idea e l’emozione, lasciando al lettore il compito di completare il quadro. L’editoria italiana, invece, non apprezza i racconti, predilige i romanzi. Questo, lungi dallo scoraggiarci, ci incentiva ad occupare questa nicchia.

Questa scelta quale seguito trova nei lettori?

I lettori sembrano apprezzare l’originalità di certe scelte editoriali, come le novelle incardinate su un tema centrale, l’uso delle illustrazioni e così via. Credo che il lettore si accorga che le nostre pubblicazioni sono pensate, non sono mai scelte casuali.

Scommettere sui racconti le facilita anche lo scommettere sugli autori emergenti?

Sicuramente. Nel tempo si è formato un nutrito gruppo di autori che viene continuamente alimentato dall’arrivo nuovi scrittori. Credo che lavorare assieme su storie brevi sia utile e costruttivo. Noto sempre con piacere come nascano affiatamento e anche amicizia tra gli autori coinvolti in un progetto. È il caso di quello che abbiamo battezzato “team Indaco” attorno al genere fantastico, ma che la squadra dei noiristi di Nero per N9ve è diventata una compagnia molto affiatata.

Nelle pubblicazioni di Delmiglio la parola si sposa spesso ad altre arti: con quale intento?

Ogni espressione artistica comunica in modo diverso e credo che l’unione di più linguaggi non possa che essere interessante e coinvolgente. Per questo, quando possibile, cerco di unire alle pagine scritte l’illustrazione e la musica. Non di rado organizziamo presentazioni che mettono assieme letture, mostre, performance musicali e, perché no, degustazioni. In particolare credo molto nel libro illustrato, format in voga quand’ero ragazzino, specie nei libri d’avventura, che ritengo sia valido anche oggi.

Lei stesso è scrittore: questo la condiziona nella scelta di cosa pubblicare?

Ho il massimo rispetto per gli stili e le idee dei nostri autori, considero la varietà una ricchezza e mi piace molto scoprire l’originalità degli scritti all’interno di un’antologia. Per dare un’omogeneità alle pubblicazioni spesso cerchiamo di inserire un filo conduttore, un racconto cornice o un personaggio comune che consentano all’opera di avere una identità. Per quanto riguarda i temi, credo di essere influenzato dalle mie passioni di lettore. Devo confessare che, come autore, a volte non resisto alla tentazione di partecipare con un racconto ad alcune antologie.

Uno stretto legame col territorio caratterizza la linea editoriale di Delmiglio. Con quali implicazioni?

Da sempre ci occupiamo di territorio, per valorizzare le sue eccellenze (collana Excellence Book) e per riscoprire le sue tradizioni (collana Urbs Picta). In entrambi i casi il nostro lavoro si mescola spesso al piacere, dato che ci ritroviamo frequentemente a visitare cantine e produttori di specialità gastronomiche. Chissà, forse un giorno troveremo il modo di coniugare questi aspetti alla narrativa fantastica.

Tutti i libri sono disponibili anche in digitale. Una libera scelta o un passo obbligato dai tempi?

Nonostante non sia personalmente un fruitore di lettura digitale, ci stiamo adoperando per ampliare la nostra offerta in questo senso. Credo che l’ebook offra notevoli vantaggi, sia ai lettori che alle piccole case editrici, non ultima la possibilità di raggiungere un pubblico potenziale molto più ampio.

Quali sono state finora le maggiori difficoltà incontrate?

Una volta realizzato quello che si pensa essere un buon prodotto, occorre fare in modo che i lettori lo conoscano e abbiano la possibilità di acquistarlo. Queste sono le difficoltà maggiori per un piccolo editore: promuove e distribuire i libri. Per quel che ci riguarda puntiamo molto al contatto diretto, il che significa presentazioni, fiere, conoscenza personale dei punti vendita. Chiaramente si tratta di un lavoro lungo e complesso dal quale però non si può prescindere, accanto all’uso quotidiano del web.

Quali invece le più grandi soddisfazioni?

Lavorare fianco a fianco con gli autori è sicuramente uno degli aspetti più gratificanti del nostro lavoro, assieme alla sensazione di aver fatto un buon lavoro. Ma è il feedback positivo dei lettori a darci maggiormente la carica.

Domanda ovvia: quali progetti per il futuro?

Come dico spesso, abbiamo più sogni che cassetti. Poi i mezzi sono quelli che sono, per cui, in mancanza di un mecenate illuminato, dobbiamo procedere per piccoli passi sostenibili. Quello che cercheremo sempre di mettere in campo sarà senza dubbio la creatività.

Intervista a cura di Rita Cassani.

Per saperne di più: www.delmiglio.it.

(www.excursus.org, anno VI, n. 63, ottobre 2014)