Tutti aspettavano, ancora una volta, per l’ennesima volta, Philip Roth. E invece, nel giorno della morte di Dario Fo, che vinse il premio nel 1997, il Comitato dei Nobel, a Stoccolma, ha assegnato il Premio Nobel per la Letteratura 2016 a Bob Dylan, «for having created new poetic expression within the great American song tradition» («per aver creato una nuova poetica espressiva all’interno della tradizione musicale americana»). L’annuncio è stato accolto con un boato in sala e un applauso ha fatto seguito alla fine della comunicazione di Sara Danius, segretaria permanente dell’Accademia di Svezia.
Il grande cantautore americano, autore di capolavori della musica come Knockin’ on heaven’s door e Blowin’ in the wind, da almeno 15 anni appariva periodicamente nella lista dei candidati (nel 2012, in particolare, sembrava sul punto di vincerlo, ma poi fu assegnato a Mo Yan).
Robert Allen Zimmerman – cambiò nome in omaggio al poeta Dylan Thomas -, nato a Duluth, in Minnesota, il 24 maggio 1941, artista poliedrico (è anche scrittore, poeta, pittore e scultore), con i suoi primi testi affrontò in modo innovativo temi politici e filosofici e, nel corso degli anni, ha continuamente ampliato e personalizzato il suo stile musicale, toccando diversi generi (dal country allo spiritual). Non è solo uno dei più grandi compositori della musica contemporanea, ma anche una figura di riferimento per la contro-cultura di tutto il mondo.
Nella sua carriera, Bob Dylan ha ottenuto svariati riconoscimenti, tra cui il Grammy Award alla carriera nel 1991, il Polar Music Prize (da molti ritenuto equivalente del Premio Nobel in campo musicale) nel 2000, il Premio Oscar nel 2001 (per la canzone Things Have Changed, colonna sonora del film Wonder Boys) e il Premio Pulitzer nel 2008, riconoscimento, quest’ultimo, che aveva già certificato il valore letterario della sua produzione.
La redazione
(www.excursus.org, anno VIII, n. 76, ottobre 2016)