di DOMENICA RIGGIO – «Oh, signora, c’è un cadavere in biblioteca! Con questo inquietante annuncio i sogni mattutini della signora Bantry vengono brutalmente interrotti. Com’è possibile che una cosa simile possa verificarsi nella rispettabile casa del colonnello Bantry. Sulla scena del delitto appare Miss Marple, la simpatica zitella di St. Mary Mead, che col suo infallibile occhio per il particolare unito alla lucida consapevolezza della perversità del cuore umano, riuscirà a far luce su questa efferata storia di gente perbene» (Agatha Christie, C’è un cadavere in biblioteca, Mondadori, 1989).
Renzo Parodi, protagonista del libro L’opportunista di Giovanni Barlocco (Wlm Edizioni, pp. 338, € 17,00) sembrerebbe ricalcare un po’ le orme della mitica Miss Marple o, volendo azzardare altri paragoni o somiglianze creative, del celeberrimo Sherlock Holmes. E come quest’ultimo anche lui è magistralmente e inseparabilmente affiancato dal “suo” John H. Watson: Salvatore Marotta.
I due non sono soltanto colleghi ma complici: «Renzo e Marotta ebbero pensieri analoghi, molto simili alla chiosa: “Come volevasi dimostrare”». Sono alla ricerca spietata della verità, alle prese con un’indagine difficile, insidiosa, che vedrà come scenari Genova prima e Milano dopo. Renzo Parodi è un africano-genovese, un uomo sopra le righe, con una grande sensibilità che sarà poi il motore di ogni sua decisione e che sostanzialmente caratterizza il personaggio; un personaggio ben delineato dall’autore, il quale per la seconda volta lo fa riemergere dalla sua penna. Parodi è brillante, è intuitivo, è “pericolosamente” atipico come Marotta e come tutto il racconto che in qualche maniera descrive un’Italia fatta di “normali” eccezioni.
In un climax di situazioni cruente – la narrazione si apre con l’omicidio di un direttore di banca e della moglie – il poliziotto dal fiuto quasi infallibile si ritroverà da solo, anche se supportato dal suo braccio destro, a pagare un prezzo troppo alto alla propria coscienza. «Quando Renzo conobbe tutti i complicati risvolti di quella vicenda, non riuscì più a inquadrare bene i ruoli di alcune vittime e dei loro carnefici […]. Era in questi casi che l’ispettore capo Parodi si sentiva un frustrato, affannato a correre dietro una briciola di giustizia imperfetta e insufficiente, che non avrebbe mai potuto sanare l’ingiustizia del mondo».
Tutti i personaggi del noir portano con loro delle etichette, ma non per questo possono essere considerati banali e privi di personalità. «Non era difficile farsela piacere per il suo aspetto fisico, per il resto, il giudizio di Renzo restava sospeso. La ragazza gli pareva rispettosa e timida, misurata nei gesti, nelle parole e nei sorrisi, ma da buon genovese, l’ispettore riteneva opportuno aspettare per capire che pesce fosse, osservarla quando fosse stata meno attenta a passare l’esame».
Barlocco, con piacevole ed equilibrata scrittura, costruisce attraverso i dialoghi, a volte numerosi, delle scene tipicamente teatrali; e lo fa mediante un registro appreso durante gli anni dedicati alla professione di autore e regista teatrale. I personaggi infatti è come se si muovessero su un palco o in un contesto televisivo finemente diretto. Leggendo il libro si ha la sensazione di leggere un copione, di assistere a una pièce teatrale assolutamente attuale. Dal protagonista, così ante litteram, al coprotagonista e alle varie personalità che si susseguono, il racconto è significativamente pervaso da un sentimento di sottile “diversità”.
L’appellativo “opportunista” riportato nel titolo del testo non identifica un singolo personaggio ma rispecchia chi per un motivo chi per un altro, chi sensatamente, chi insensatamente, è alla spasmodica ricerca di opportunità, di quel carpe diem che più o meno egoisticamente cerchiamo di non farci sfuggire per nessun motivo.
E allora chi può dire chi sia opportunista, chi lo sia meno, chi lo sia in senso negativo e in realtà quale sia il suo significato?
In un Paese dove le opportunità, quelle vere, quelle concrete, sono pochissime e fragili, chi in tutta onestà intellettuale non si sentirebbe di affermare che in fondo siamo tutti degli opportunisti?
Domenica Riggio
(www.excursus.org, anno VIII, n. 76, ottobre 2016)