di CLAUDIA SERMARINI – Dove scorre il male (Damster Edizioni, pp. 344, € 15,00) è il secondo libro del bolognese Fabio Mundadori che ha per protagonista il commissario Sammarchi. La scelta del genere poliziesco è, confessa l’autore, riconducibile al “morbo di Asimov” (dal nome dello scrittore Isaac Asimov) che lo ha colpito fin da piccolo, spingendolo a divorare letteralmente gialli, thriller e libri di fantascienza.
Luca Sammarchi si trovò ad assistere a una storia di corruzione, un fatto che spazzò via migliaia di famiglie di un quartiere di Latina, il Q24. La polizia, per mettere a tacere la stampa e l’opinione pubblica e chiudere il caso, trovò il colpevole nella figura di Michele Insegni. Ma esattamente dieci anni dopo l’accaduto, molte domande ancora non hanno risposta: Sammarchi viene perciò incaricato di indagare sui fatti veramente avvenuti in quella lontana notte d’estate e parallelamente di partecipare ad un processo nel quale è testimone.
Bruno Belleri, in seguito alla morte del padre, si ritrova a dover risanare i debiti dell’azienda paterna, la Belleri Costruzioni; decide quindi di portare avanti un progetto, la Mediterranea: «l’isola artificiale che […] verrà realizzata al largo delle coste di Lampedusa in acque internazionali. Questa nuova terra diventerà l’approdo di chi, in cerca di speranza, è costretto a lasciare il paese dove è nato». Per realizzare tale ambizione, Belleri è disposto a muovere mari e monti ed è proprio quello che si propone di fare. Dietro ad un’azione mossa all’apparenza da buoni propositi, si nasconde il vero obiettivo di Bruno: mostrare il proprio potere e quello dell’azienda.
Nel frattempo la figlia di Insegni, Alba, vuole vendetta, pronta anche ad uccidere pur di dimostrare l’innocenza del padre, che è agli arresti domiciliari da dieci lunghi anni. Lei è certa della corruzione e colpevolezza di Belleri ma le mancano le prove per incastrarlo, quelle prove che Sammarchi con l’aiuto di alcuni collaboratori riesce a scovare. Rischiando la vita diverse volte, il commissario svela l’arcano ma potrà proclamarsi vincitore indiscusso dell’indagine? Riuscirà davvero a sconfiggere “il male” e quello che Mundadori definisce il diavolo?
Non mancano colpi di scena, che fanno sì che il lettore rimanga incollato alla pagina fino alla fine. Personaggi fittizi, identità celate, vendette ordite da anni, tradimenti smascherati, tutto questo è accompagnato dall’astuzia ed esperienza di Luca Sammarchi. La sua passione per l’enigmistica gli è molto utile nello scovare password, messaggi segreti e criptati.
Fabio Mundadori ama il giallo e la fantascienza e queste sue passioni sono facilmente riscontrabili in Dove scorre il male: le indagini vengono infatti intervallate da episodi enigmatici. Le ambientazioni sembrano a volte quasi trasportare in un film di fantascienza: posti isolati in cui si riesce a vedere ciò che si ha davanti solamente con degli occhiali speciali che permettono di penetrare l’oscurità. «Conosco quel posto […] in questa stagione diventa un paese fantasma. Ci saremo solo noi e il vostro amato capo. Nessun testimone. Nessuna traccia che possa confermare che noi siamo mai stati qui: scompariremmo semplicemente nel nulla».
Il protagonista è un commissario impertinente, sicuro di sé, che conosce i propri limiti e le proprie abilità ma non ama eccessive attenzioni; si veste con gli indumenti che trova e la maggior parte delle volte vorrebbe essere lasciato in pace. «Delfi guarda Sammarchi mentre gli viene incontro: indossa un completo marrone, camicia bianca, cravatta blu e scarpe color cuoio». La prepotenza con la quale si rivolge spesso ai colleghi si accompagna però ad una ironia e ad un sarcasmo talmente unici che il lettore non può far altro che simpatizzare per il personaggio, trovandosi d’accordo con le sue prese di posizione. Sammarchi non si lascia smuovere da nulla e questa indole solitaria e analitica gli permette di cogliere dettagli che gli altri non notano.
Belleri, al contrario, è il classico malvagio, il cattivo dei film. A volte esagera nelle sue azioni e nella brama di vittoria, non esita ad uccidere tutti coloro che ostacolano il suo sogno di primeggiare e di vincere la causa: Mundadori, d’altronde, sembra paragonarlo alla figura del diavolo.
Ma non sono solo i ruoli maschili a risultare forti nel romanzo, anche le donne riescono a mettere in mostra il proprio coraggio e la propria astuzia: Alba Insegni vuole vendetta ad ogni costo, questo sentimento le permette di essere tenace, di andare avanti nonostante tutto e di trovare comunque una soluzione ai problemi che le si pongono di fronte.
Lo stile è semplice, mescola elementi da vari generi letterari, evidenziando la passione dell’autore per la contaminazione. Le frasi sono sintetiche, essenziali; il libro è ricco di dialoghi che hanno la capacità di mantenere viva l’attenzione del lettore e inoltre sono spesso utilizzati per facilitare la conoscenza dei personaggi. L’opera è suddivisa in capitoli molto brevi che rispecchiano lo stile semplice dello scrittore. Questo tipo di struttura fa sì che chi legge non abbia mai tregua e si aspetti dei continui colpi di scena.
Un particolare da non sottovalutare è l’alternanza tra narratore esterno e interno: alcuni capitoli sono infatti in terza persona, mentre altri in prima. Solamente quando prende la parola il personaggio soprannominato “Mascotte”, di cui solo alla fine il lettore riuscirà a capire l’identità, le scene scorrono come in una soggettiva: «Mi chiedo cosa ci sia di peggio per una donna che essere costretta a fare la puttana. Fare la puttana e ascoltare la telefonata sbagliata. Forse non ascoltava nemmeno, ma le richieste dei clienti hanno la loro importanza. Soprattutto in un lavoro come il mio. Soprattutto se sei Mascotte».
Pur essendo Sammarchi il protagonista, nelle parti in cui Mascotte non è presente il racconto procede per voce di un narratore esterno alla vicenda.
Mundadori descrive anche un po’ se stesso attraverso l’immagine del commissario, perché in fondo scrivere di gialli è raccontare la vita di tutti i giorni, le situazioni che purtroppo si è costretti a vivere. Il suo è un racconto di corruzione e di malavita facilmente adattabile ai giorni d’oggi, quando molto spesso pur di primeggiare si commettono azioni disonorevoli a scapito di un’intera popolazione. Lo stesso scrittore d’altronde afferma che l’idea di base del romanzo è nata da un fatto realmente accaduto: Alemanno aveva infatti dichiarato la necessità di radere al suolo il quartiere di Tor Bella Monaca per poi ricostruirlo. A questo Mundadori si riallaccia per iniziare a raccontare la propria storia, che poi si svilupperà in modo sorprendente.
Claudia Sermarini
(www.excursus.org, anno VIII, n. 76, ottobre 2016)