di ISABELLA BETTI – L’infanzia e la prima adolescenza costituiscono il tempo dei sogni, delle illusioni che ancora non si sono infrante nella realtà. Ognuno di noi ama conservare gelosamente alcuni di questi desideri, soprattutto quelli che, per un motivo o per un altro, non si sono mai concretizzati. A volte questi sogni, spesso idealizzati, ci accompagnano nel corso della vita e ci danno coraggio nei momenti difficili. Contemporaneamente, però, la loro mancata realizzazione può anche lasciarci un senso di rimpianto e di frustrazione. Tutti ci interroghiamo su cosa sarebbe potuto succedere se ci fossimo comportati in maniera diversa. E forse tutti, prima o poi, vorremmo che quei sogni del passato tornassero, per avere di nuovo la possibilità di viverli appieno.
Crescere con un’ombra nel cuore
Finita l’infanzia siamo, in un modo o nell’altro, costretti a crescere e a percorrere i sentieri, non sempre lineari, della nostra esistenza, trovandoci così a sperimentare le gioie, i turbamenti e le solitudini della vita. Spesso, durante questo cammino, scopriamo, non senza dolore, che le nostre azioni possono anche lasciare profonde ferite nelle vite degli altri. E nel frattempo continuiamo a percepire un senso di vuoto, di nostalgia per il passato e per i desideri inespressi.
In A sud del confine, ad ovest del sole (Einaudi, p. 204, € 13,00), Haruki Murakami affronta i temi legati alla difficoltà di crescere, lasciandosi alle spalle il passato, e all’amarezza che spesso sentiamo quando dobbiamo andare avanti nonostante l’assenza di coloro che sono andati via dalla nostra vita troppo presto e che vorremmo ardentemente rivedere.
Un amore bambino
Giappone, anni Sessanta. Due ragazzini dodicenni, Hajime e Shimamoto, finiscono in classe insieme. Ben presto si accorgono di avere diverse cose in comune: sono entrambi figli unici ed amano i libri e la musica. Così, nel tempo libero, iniziano a frequentarsi e a conoscersi meglio. La colonna sonora dei pomeriggi passati insieme è diffusa dal giradischi del padre di Shimamoto: pezzi di musica classica e le canzoni di Bing Crosby e Nat King Cole.
Sono entrambi alla soglia della pubertà e, per Hajime, la dolce Shimamoto diventa presto l’oggetto dei desideri di un bambino che sta per affacciarsi all’età dei turbamenti dell’adolescenza. Ma i tempi non sono ancora maturi. È un amore ancora troppo giovane per sbocciare. Presto i due ragazzini finiscono in scuole diverse e piano piano si perdono di vista. Hajime inoltre si trasferisce in un’altra città. Shimamoto scompare così dalla storia, diventando presto un personaggio del passato di Hajime.
La giovinezza di Hajime
Finito il liceo, Hajime si trasferisce a Tokyo per frequentare l’università, accompagnato dal dolore di aver ferito Izumi, la sua prima ragazza. Inizia un lungo periodo incolore, durante il quale termina gli studi senza entusiasmo, incastrandosi poi in un lavoro che non lo soddisfa per nulla. E con le donne non va molto meglio: Hajime non riesce a legarsi veramente a nessuna e le sue relazioni sono sempre destinate a naufragare.
La vita di Hajime ha una sferzata positiva verso i trent’anni: conosce per caso Yukiko e si innamora di lei. I due si sposano e hanno due belle bambine. Hajime, grazie al suocero, cambia lavoro e comincia finalmente a sentirsi realizzato anche dal punto di vista professionale. A trentasei anni Hajime è un giovane uomo con una vita familiare e professionale solida ed agiata. Ma forse la sua è una solidità solo apparente.
Il passato che ritorna
C’è qualcosa che continua a scricchiolare nella bella vita che Hajime si è costruito. Lo dimostra il suo rapporto con le donne: pur essendo felicemente sposato, Hajime non disdegna di tradire la moglie, con fugaci scappatelle. Probabilmente nel suo passato c’è un’ombra che, nonostante il tempo trascorso, è rimasta dentro di lui, come una presenza ingombrante.
Ad un certo punto quell’ombra torna, sotto forma di una donna bella e misteriosa: è Shimamoto, che improvvisamente, in una tranquilla serata di novembre, irrompe di nuovo, dopo venticinque anni, nella vita di Hajime. È un incontro che lo cambia profondamente: turbamenti, felicità, inquiete attese, momenti di passione e il desiderio di poter finalmente realizzare, dopo tanti anni, quell’amore bambino mai dimenticato… «Lo scorrere del tempo è un processo irreversibile. Arrivati ad un certo punto non si può più tornare indietro».
Murakami cattura il lettore con uno stile di scrittura coinvolgente e mai noioso, costringendolo a guardarsi dentro e a compiere, insieme ad Haijme, un viaggio interiore alla scoperta di sé.
Il libro è arricchito da diverse citazioni musicali: particolare importanza rivestono nel contesto della trama A sud del confine – erroneamente attribuita dall’autore a Nat King Cole, portata invece al successo da Frank Sinatra – e Star Crossed Lovers di Duke Ellington. La prima è una delle canzoni che Hajime e Shimamoto ascoltavano insieme da bambini e che costituisce, per certi versi, la colonna sonora dell’opera. La seconda fa riferimento a Romeo e Giulietta, due amanti infelici. E, come fa notare Shimamoto, è probabilmente la canzone che meglio descrive la loro storia.
Il lettore arriva così alla fine del romanzo con la consapevolezza che rivivere nel presente i ricordi del passato porta a rinunce e a dolori, ma anche ad una crescita personale e ad una presa di coscienza della propria fragilità.
Isabella Betti
(www.excursus.org, anno VIII, n. 76, ottobre 2016)