Zia Sass – Pamela Lyndon Travers

TraversZiaSassdi MICHELE MAESTRONI – È tornata da qualche mese in libreria Pamela Lyndon Travers, la “mamma” della celebre Mary Poppins, con la pubblicazione di Zia Sass (Prefazione di Victoria Coren Mitchell, traduzione di Martina Testa, Sellerio Editore, € 12,00, pp. 104), una piccola antologia di tre racconti scritti privatamente come regalo di Natale per amici di famiglia che costituì l’humus narrativo da cui sbocciò, alcuni anni più tardi, il capolavoro letterario della mitica tata che ha incantato tutto il mondo. In queste tre storielle, scritte nel 1940, si trovano infatti le origini di Mary Poppins: quei personaggi, incontrati in vita, i cui tratti caratteriali sono andati a costituire, successivamente, l’identikit della creazione più famosa della Travers.

Il libello si apre con il racconto che ha come protagonista la zia Christina Saraset, chiamata “zia Sass”: «Immaginate un bulldog le cui sembianze feroci coprano fino al sentimentalismo, ed avete Christina Saraset». La storia racconta dei rapporti tra la zia Sass e la nipotina, analizzando il personaggio della parente con una lente d’ingrandimento, tipica dello sguardo attento ed innocente dei bambini, capace di andare oltre le sue apparenze burbere e da vecchia zitella, rivelando una dolcezza e una generosità che, ogni tanto, malgrado la zia, affiorava dietro l’egoismo e la severità costruiti ad hoc. Il focus narrativo ruota intorno alla zia allo stesso modo in cui, nel racconto, il mondo sembra ruotare intorno ad ogni suo gesto e ogni suo commento: politici potenti, personaggi famosi, spettatori delle gare d’ippica e parenti tutti – nessuno sapeva sfuggire alla personalità magnetica di Christina Saraset, e nessuno sapeva spiegare nemmeno il perché. La personalità della zia sembra crescere pagina dopo pagina, di pari passo con i suoi gesti di pura magnanimità, tanto nascosti quanto innocenti, innalzandosi su tutto e tutti fino alla partenza della nipote – ormai diventata una ragazza di mondo – per l’Inghilterra: è proprio sul suolo britannico, infatti, che nipote, zia e lettore si riuniscono, in un finale tanto commovente quanto degno, appunto, di zia Sass. «Improvvisamente ho capito che c’è già un libro dentro il quale la zia Sass, severa e tenera, riservata e fiera, anonima e affezionata, si aggira col suo lungo passo silenzioso. La troverete qua e là nelle pagine di Mary Poppins».

Il secondo episodio viene sempre descritto dal punto di vista di una Travers bambina, ma il protagonista stavolta è completamente diverso dalla precedente zia Sass: è cinese, si chiama Ah Wong ed è il nuovo cuoco della piantagione di canna da zucchero in cui la piccola Pamela lavorava. Wong è il tipico ometto premuroso, affabile e dalla gentilezza severa, e infatti si guadagna subito il rispetto e l’affetto della piccola Travers e dei suoi amici. Come per magia, con l’arrivo di Ah Wong l’atmosfera nella piantagione si fa più serena e piacevole ma, un giorno, i bambini scoprono un inaspettato segreto: il nuovo amico cuoco è pagano. Nonostante Ah Wong, spinto dai suoi protetti, cominci a prendere parte a messe e sermoni, inutili si rivelano tutte le strategie per battezzarlo e convertirlo al cristianesimo: «Io ho già mio bello bello nome cinese. Allolapelchéandale in chiesa, eh?». Alla fine, infatti, i bambini si devono arrendere, così come si arrendono quando cercano di scoprire per quale ragione Ah Wong non incassi mai gli assegni della busta paga, rispondendo sempre «Io lispalmio!». Sarà quest’ultimo mistero ad essere svelato nelle ultime pagine, che si concludono nel più disarmante e strappalacrime dei modi.

L’ultimo racconto ha come protagonista un’altra persona molto cara alla Travers, l’iracondo e intransigente Johnny Delaney, il “granello di verità” della scrittrice. Anticlericale, cinico, gobbo e solitario, il ruolo di Johnny all’interno della piantagione è quello di presenza fisica e morale: insegna ai bambini a cantare, leggere le costellazioni o semplicemente a stare al mondo, e dispensa consigli e premonizioni a tutte le persone che si recano da lui. Personaggio emblematico e oscuro, Delaney, tra un colpo d’arroganza e uno di disprezzo, trascorre la sua vita tra la piantagione e il suo capanno, luogo proibito a qualsiasi visitatore, in cui Johnny fa “il lavoro della sua vita”. Nonostante i suoi modi sgarbati, durante la storia Johnny acquisisce sempre più il ruolo di secondo padre per la Travers bambina e i suoi compagni, finché non viene sbattuto in gattabuia. Una volta scarcerato, più debole ed emaciato che mai, ritorna alla sua casa, giusto in tempo per ultimare il “lavoro della sua vita”, rivelato con una semplicità disarmante proprio nell’ultima pagina del libro.

Confesso: non avendo ancora letto Mary Poppins, non sapevo cosa aspettarmi da un’autrice come Pamela Lyndon Travers, nonostante costituisca un pilastro portante della letteratura per l’infanzia del secolo scorso. Devo ammettere, quindi, di essere stato piacevolmente colpito: con uno stile fresco e avvolgente, Zia Sass è in grado di catapultare il lettore in un mondo semplice e genuino, dove anche dentro il personaggio più perfido brilla un barlume di bontà, motore primo di tutte le storie contenute in questo libricino e nel capolavoro successivo. La lettura si è rivelata piacevole, evocativa e profonda: infatti, ci sono molti passi (quello riguardante l’innamorato nel racconto di Johnny Delaney in particolare) veramente preziosi, dei quali almeno uno resterà nel cuore di ogni lettore.

Michele Maestroni

(www.excursus.org, anno VIII, n. 74, luglio-agosto 2016)