di GIUSEPPE LICANDRO – L’intrigo internazionale noto come Russiagate ha avuto un imprevisto sviluppo nel corso della scorsa estate, quando i vertici dei servizi segreti italiani (Aise, Aisi, Dis) hanno incontrato i procuratori statunitensi William Barr e John Durham, riferendo loro informazioni riservate in merito a un presunto complotto ordito nel 2016 ai danni dell’attuale presidente degli Usa Donald Trump, nel quale sarebbe stato coinvolto anche il governo italiano di allora.
L’intricata vicenda diplomatica ha fatto risaltare ancora una volta lo stretto legame che unisce l’Italia all’Usa fin dal Secondo Dopoguerra, allorché l’amministrazione statunitense scelse la penisola italiana come uno degli avamposti cruciali della propria politica estera, nel tentativo di contrastare più efficacemente la presenza sovietica in Europa durante gli anni della Guerra Fredda.
Della dipendenza della politica italiana dagli States ci parla il romanzo-inchiesta Educazione americana. Il romanzo che nessun agente della Cia ha mai potuto scrivere (La nave di Teseo, pp. 486, € 20,00) del giornalista e scrittore Fabrizio Gatti. Si tratta di un volume strutturato secondo la tecnica letteraria della docu-fiction, che racconta fatti realmente accaduti in forma narrativa. Nel video “Educazione americana”, il libro di Fabrizio Gatti: «La Cia sapeva delle bombe mafiose nel ‘93», postato sul canale www.fanpage.it, l’autore chiarisce di aver preferito al saggio il romanzo perché quest’ultimo «permette anche di trasmettere emozioni» e «di entrare meglio nei fatti (…) rispetto a una descrizione storica».
La rete clandestina della Cia
All’inizio del libro, Gatti informa i lettori di essere stato contattato telefonicamente alcuni anni orsono da un ex agente della polizia italiana, collaboratore della Cia e da tempo cittadino americano, che si presentò col nome di Simone Pace (quasi certamente falso). In un primo momento, l’interlocutore gli chiese del denaro in cambio di informazioni riservate ma, di fronte al diniego opposto dal giornalista, decise di metterlo ugualmente al corrente dei propri segreti, incontrandolo varie volte in Italia, in Germania e negli Stati Uniti.
L’ex agente segreto lo informò di aver fatto parte di «una rete clandestina utilizzata dalla Cia per le operazioni sporche in Europa» e di essersi deciso a parlare perché desideroso di far conoscere all’opinione pubblica alcune vicende criminali che avevano inciso sul corso della storia a partire dagli anni Ottanta,chiarendo tuttavia di averlo fatto solo quando, cessata ogni collaborazione con la Cia, non temeva più di essere ucciso.
Educazione americana descrive, infatti,alcune controverse cover actions messe in atto dal servizio segreto americano per influenzare la politica internazionale e colpire i nemici degli Usa: dall’omicidio nel 1990 dell’ingegnere canadese Gerald Bull (che stava lavorando in Belgio alla costruzione di un super-cannone per conto di Saddam Hussein), alle interferenze nell’inchiesta Mani Pulite e negli attentati mafiosi del 1993; dal furto di segreti bancari in Svizzera, al rapimento dell’imam Abu Omar, avvenuto a Milano nel 2003; dallo spionaggio nei confronti del governo russo, alle trattative per il rilascio di ostaggi rapiti in Nord Africa; dal pagamento di tangenti, al traffico di informazioni finanziarie e industriali.
Il racconto di Simone inizia dagli anni Ottanta, quando era ancora un poliziotto alle prime armi che, attratto dai soldi e dal fascino delle spy stories, si fece convincere da alcuni colleghi a entrare in una struttura clandestina della Cia, all’interno della quale agenti nostrani (che nel romanzo sono curiosamente indicati con i nomi degli apostoli di Gesù), funzionari dell’intelligence americana e membri dell’ambasciata statunitense in Italia cooperavano per tutelare gli interessi economici e militari degli Usa.
Una vita solitaria e spericolata
La passione per lo spionaggio provocò ben presto profondi stravolgimenti nella vita del protagonista: la moglie Diana ‒ alla quale aveva celato a lungo la vera natura del suo lavoro investigativo ‒cominciò a sentirsi trascurata a causa delle continue assenze del marito e, quando egli provò a svelarle la verità,non credette alle sue parole. Pertanto, essendosi convinta che l’uomo avesse delle relazioni con altre donne, Diana decise di separarsi da lui, portando con sé anche la figlia.
Costretto a condurre un’esistenza errabonda e solitaria, Simone si votò anima e corpo all’attività di intelligence (che per alcuni anni intervallò col lavoro di poliziotto) e, senza farsi irretire da remore di natura morale, si rese complice di una serie di crimini, tuttavia senza mai diventare un killer professionista, né macchiarsi in prima persona di efferati delitti.
Dal 1985 al 2003 egli visse spericolatamente in giro per il mondo, alternando periodi di intensa attività spionistica ‒corredati anche da fugaci storie d’amore con femmes fatales incontrate negli ambienti dello spionaggio internazionale ‒ a momenti d’inattività, durante i quali i suoi “controllori” lo tenevano “congelato” in attesa di impegnarlo in qualche nuova operazione coperta.
Durante queste pause, Simone ritornava a Milano per svolgere le mansioni di agente di polizia esperto in intercettazioni e pedinamenti, finché nel 1993 non ricevette un’allettante offerta di lavoro da un’agenzia privata americana che forniva «supporto, logistica e servizi alle squadre di ispettori delle Nazioni Unite in giro per il mondo»: ciò lo indusse a congedarsi dalla polizia e a trasferirsi stabilmente a Roma.
E fu proprio per conto dell’Onu che egli prese parte a una missione di pace in Palestina, promossa per implementare gli accordi firmati ad Oslo da Yitzhak Rabin e da Yasser Arafat, durante la quale ebbe modo di rendersi utile sia agli israeliani che ai palestinesi.
Nel 1998 Simone venne impegnato in una delicata cover action a Roma, dove riuscì a ottenere notizie riservate sul conto di Vladimir Putin ‒ astro nascente della Russia postcomunista ‒ ed entrò in possesso dei codici segreti necessari per «criptare e poi decifrare le comunicazioni riservate tra la Russia, i governi della Csi, la Comunità degli Stati Indipendenti, e i loro ministeri».
Ad aiutarlo nell’attività di spionaggio fu la figlia di un alto funzionario dell’Fsb (il servizio di sicurezza russo erede del Kgb), disposta a collaborare con la Cia: Simone, tuttavia, corse il rischio di essere scoperto e ucciso dagli agenti del controspionaggio russo, che riuscirono a eliminare fisicamente il funzionario della Cia incaricato di coordinare l’operazione di intelligence.
La lotta contro il terrorismo
Dopo gli attentati di New York dell’11 settembre 2001, la struttura clandestina della Cia di cui faceva parte Simone si concentrò soprattutto sulla lotta contro il terrorismo islamico: l’agente segreto italiano venne impegnato in una missione sotto copertura a Marrakech, dove partecipò a l’interrogatorio di un presunto terrorista italo-marocchino, rapito in Pakistan e detenuto illegalmente nelle carceri della città marocchina.
Questo tipo di rapimenti rientra nella procedura extra-giudiziale meglio conosciuta come extraordinary rendition, ancora oggi praticata dalla Cia e da altri servizi segreti, che prevede «il prelievo dei sospettati per terrorismo nel mondo e la loro consegna a Paesi amici, dove possono essere interrogati».
Nel febbraio 2003, Simone fu contattato dal suo “controllore” che gli ordinò di noleggiare una macchina a Roma e di trasferirsi al più presto a Milano, dove da qualche tempo era iniziata la “caccia” a un presunto terrorista islamico, l’imam egiziano Hassan Mustafa Osama Nasr, meglio noto con lo pseudonimo di Abu Omar.
Dopo vari tentativi andati a vuoto, il gruppo di agenti della Cia coinvolti nella extraordinary rendition riuscì infine ad avvicinare l’imam egiziano il 17 febbraio 2003, mentre si stava recando all’Istituto culturale islamico di Milano. Fu proprio Simone ad arrestare ‒ insieme a un collega americano ‒ il presunto terrorista, che fu obbligato a salire dentro un furgone e, dopo il suo trasporto alla base Nato di Aviano,venne trasferito in Egitto, dove fu imprigionato e sottoposto a sevizie. Educazione americana
Nonostante la denuncia presentata da una donna islamica presente sul luogo del rapimento, per oltre due settimane nessun quotidiano o notiziario televisivo italiano riportò la notizia della scomparsa di Abu Omar e solo il primo marzo il Corriere della Sera pubblicò un articolo dove si descriveva quanto accaduto.
La Procura di Milano aprì successivamente un’inchiesta sul rapimento di Abu Omar, ma le indagini furono ben presto condizionate dalla classe politica italiana: infatti, i governi Prodi, Berlusconi e Monti (alternatisi alla guida dell’Italia dal 2006 al 2012) apposero il segreto di Stato, obbligando nel 2014 la Corte di Cassazione ad assolvere definitivamente i vertici del Sismi e i poliziotti italiani coinvolti nel caso giudiziario.
Il protagonista del romanzo fu poi impegnato in un’operazione in Algeria e in Mali, finalizzata al rilascio di Latifa, una spia franco-algerina al servizio della Cia, della quale Simone si era nel frattempo innamorato. La donna aveva cercato di infiltrarsi nel gruppo terroristico Al Qaeda nel Maghreb islamico, ma era stata arrestata per errore dai servizi segreti francesi che poi l’avevano ceduta a quelli del Mali. Educazione americana
Latifa, dopo essere stata sottoposta a violenti interrogatori, fu liberata dopo nove mesi, quando fu chiarito che si trattava di una spia al servizio dell’intelligence statunitense. A lei fu successivamente affidato il compito di gestire ‒ sotto la supervisione di Simone ‒ un centro di spionaggio nel cuore di Roma, camuffato da accogliente luogo di incontri internazionali per uomini di affari, politici e faccendieri (la “Casa della Pace”), che consentì di immagazzinare una mole di informazioni utili al governo di Washington.
L’apertura delle indagini della Procura milanese sul rapimento di Abu Omar e la concomitante inchiesta politica sulle extraordinary renditionpromossa dal Parlamento europeo indussero la Cia a “congelare” definitivamente i collaboratori italiani coinvolti nel rapimento. Fu così che in breve tempo venne sciolto il gruppo clandestino di cui faceva parte Simone Pace, il quale ebbe quindi la possibilità di cambiare la propria identità e di rifarsi una nuova vita.
Nell’ultimo capitolo di Educazione americana, Gatti immagina che il protagonista del romanzo, dopo essersi congedato da lui, finga di ritornare in aereo negli Usa, ma in realtà si imbarchi per un’altra destinazione, dove ci sono altri misteriosi personaggi che lo attendono. Non sveliamo chi siano, per non togliere ai lettori il gusto di scoprirlo da soli…
Il risvolto storico-politico più inquietante della docu-fiction di Gatti è racchiuso nelle parole che Simone, poco prima di salutarlo, rivolge al giornalista de l’Espresso per spiegargli perché gli agenti sotto copertura ‒ nonostante i reati commessi ‒ non potranno mai esseri inquisiti: «noi siamo la mano criminale della legge, la coscienza sporca della politica, gli indispensabili facilitatori della storia, quella vera che non viene raccontata dai telegiornali e che non entrerà mai nei libri di scuola».
Giuseppe Licandro Educazione americana
(www.excursus.org, anno XII, n. 94, maggio-luglio 2020) Educazione americana