Il destino del salmone – Stefano Baldazzi

di SARA BONOLDI – Il destino del salmone (Stefano Baldazzi, Wlm Edizioni, pp. 176, € 15,90) è un lungo racconto che parla di crescita, di sofferenza, di redenzione, di responsabilità e di relazioni di ogni tipo: d’amicizia, amorose, rapporti tra padre e figlio. Ma non si tratta solo di questo. Le vite e le vicende dei personaggi s’intrecciano fino alla scoperta di un mistero e, addirittura, fino alla tragedia.

Marco Federici vive da qualche tempo a Piniè, in Cadore, in una piccola baita. Ogni lunedì, mercoledì e sabato affronta una lunga camminata fino alla cima del Monte Tudaio, qualsiasi sia la condizione atmosferica. Per il resto del tempo crea delle statuette intagliando il legno, per poi distribuirle grazie all’amico Giovanni, presso i negozi di souvenir, che le rivendono ai turisti. La casa l’ha presa in affitto da Don Carnera, l’uomo che l’aveva accompagnato lungo il lento percorso della riabilitazione nella comunità. Marco infatti era stato un alcolizzato.

Marzia Carlini vive poco distante da Marco e come lui si è trasferita da poco da Milano, dove torna un paio di volte al mese per le riunioni aziendali. Ha infatti mantenuto sia il lavoro, che può svolgere comodamente da casa, che l’appartamento dove viveva precedentemente, utilizzato come appoggio durante le sue brevi visite. È scappata dopo l’aborto provocato dal suo fidanzato, Lorenzo, a causa del quale è diventata molto schiva e riservata. Stefano Baldazzi

L’incontro tra i due non avviene in maniera particolarmente ortodossa. Marco nota Marzia dopo due anni di passeggiate sul Tudaio, dove lei si trovava in una radura ed era intenta a dipingere una riproduzione del paesaggio. Da quel giorno Marco attende con ansia i giorni prestabiliti per rivederla, si siede su di un ceppo che si trova esattamente sopra la radura e la osserva. Lei se n’è accorta, anche se non lo da a vedere, e non ha apprezzato l’interesse. Pochi giorni dopo infatti, arriva la convocazione presso la caserma dei carabinieri di Belluno: Marzia ha confessato al maresciallo Da Rin di essersi sentita importunata e, visti il passato dal quale Marzia tentava di guarire e i precedenti di Marco, questi si era visto costretto ad intervenire.

Marco non era solamente un alcolizzato. Marco era un alcolizzato che picchiava moglie e figlio. Daniela l’aveva conosciuta a Rimini, dove era nato e cresciuto, dove la sua vita gli piaceva, tra le nottate in discoteca a sballarsi con gli amici per i quali lui era l’anima della festa, e le passeggiate sul lungomare; poi lei era rimasta incinta. Da lì il suo mondo era iniziato a crollare. Il trasferimento ad Assago, il lavoro in banca, la nascita di Luca e la conseguente nuova vita familiare, che gli stava stretta e per la quale considerava totalmente responsabile Daniela. Anche prima beveva molto, ma smaltiva in fretta. Consumare la stessa quantità d’alcol senza sfogare l’adrenalina portava degli inevitabili effetti indesiderati. Per crescere Luca in modo sereno, alla fine Daniela aveva deciso di andarsene, di abbandonare Marco e tornare a Rimini chiudendo ogni contatto.

Tutti questi dettagli riguardanti il suo passato, Marco li confida a Marzia. Dopo il disguido che aveva causato l’intervento del maresciallo i due si erano infatti avvicinati e lei aveva cominciato ad accompagnarlo durante le sue escursioni al Tudaio, e ad ascoltare i suoi sfoghi, le sue speranze riguardo ad un possibile riavvicinamento con il figlio. «Per me esisteva solo la musica, il ballo e lo sballo. Il futuro mi sembrava una cosa da vecchi. La vita è il presente, bisogna goderla. Poi si vedrà. Lei non capiva, mi ostacolava. Se mi lamentavo per quello che avevo lasciato in riviera, ero uno stupido superficiale. Io ribattevo che si era innamorata di me per come ero, non per quello in cui mi stava trasformando. “La devi smettere” mi ha detto un giorno, toccandosi la pancia. “Hai una famiglia da mantenere!”. Credevo fosse rimasta incinta di proposito, come se io non c’entrassi nulla. Mi odiava e voleva farmela pagare. Così mi difendevo, reagivo, la picchiavo».

Marco, dal canto suo, comprende subito che anche Marzia sta affrontando un periodo difficile, ed è più che intenzionato ad aiutarla e a offrirle un sostegno. Sa però che ci sarebbe voluto del tempo, quindi non insiste. Durante la salita racconta i suoi peccati e ne ammette le colpe, durante la discesa le descrive i colori delle foglie, gli odori della montagna, lei invece non parla quasi mai. Marco non lo sapeva ma, già dopo poche volte che si erano trovati, a Marzia non interessavano più i ricordi che condivideva con lei, voleva semplicemente che ricominciasse a guardare avanti, che si accorgesse di lei. Stefano Baldazzi

Nel corso della storia però, l’autore non si limita a delineare il costruirsi della relazione tra i due. L’intervento di Don Carnera, l’arroganza del maresciallo, la curiosità di un detective privato, il coinvolgimento di Luca, contribuiranno a rendere imprevedibile la trama ogni volta che si gira la pagina per proseguire con la seguente. Entreranno in gioco gite scolastiche, feste di compleanno, ladri e un omicidio, ingredienti sapientemente mescolati attorno ai quali il protagonista Marco farà proprio come il salmone, risalendo il fiume, seguendo il suo destino.


Sara Bonoldi Stefano Baldazzi

 

(www.excursus.org, anno X, n. 88, marzo-aprile 2018) Stefano Baldazzi