di ALICE TORREGGIANI – Mercoledì 6 settembre, manca solo qualche ora all’inizio della XXI edizione di Festivaletteratura e la Palestra Letteraria è in fase di allestimento. Come ogni anno è gestita dai ragazzi delle scuole superiori che partecipano al gruppo di lettura organizzato nella biblioteca “Baratta” di Mantova. E che per cinque giorni coprono le vesti di giovani bibliotecari.
Quest’anno il tema della biblioteca è lo sport, ma i nostri volontari sono un po’ dubbiosi riguardo alla location. Manca qualcosa. Manca qualcosa che gli organizzatori, gli adulti, non hanno saputo ideare. In quattro e quattr’otto, prendono cerchi da hula hoop, fascette di plastica e scala, e dopo dieci minuti il simbolo delle Olimpiadi pende maestoso dal soffitto. I colori dei cerchi sono sbagliati, ma nessuno se ne accorge. Tutti però si accorgono, piacevolmente colpiti, dell’aggiunta dell’ultimo minuto. Non contenti, trafugano dal ripostiglio della palestra che ci ospita vecchie medaglie coperte di polvere, che si mettono al collo come per dire che i campioni per questa settimana sono loro.
I ragazzi sono già in trepidazione per il 2018: hanno delle idee fantastiche per la prossima biblioteca che prevedono amplificatori e glitter. Il comitato organizzativo già trema.
Ogni volontario ha un suo momento preferito di ogni edizione del Festival. Questo è stato il mio del 2017. Il motivo? In pochi gesti, ha fatto emergere lo spirito che tutte le Magliette blu condividono: inventiva, passione, impegno e divertimento. E questo non lascia alcun dubbio sul fatto che, che tu sia della logistica, delle squadre volanti, del servizio eventi o dell’accoglienza autori, se sei un volontario a Festivaletteratura sei un privilegiato.
Sei un privilegiato, perché puoi vivere a Mantova per un’intera settimana, anche se vieni da fuori, e dormire su letti di cartone o, se ti va meglio (molto meglio), a casa di uno dei tanti nuovi amici che ti sei fatto nelle precedenti edizioni. E, fidatevi, quelli sono amici che vale la pena incontrare, e non solo per il posto letto.
Sei un privilegiato, perché ti viene assegnata una bici, che sarà la tua salvezza per i cinque giorni di follia che ti aspettano. I sampietrini sono belli, bellissimi, ma non sono simpatici. Soprattutto se devi correre avanti e indietro per tutto il tempo.
Sei un privilegiato, perché indossi la maglietta bianca (con una grafica ogni anno più bella) che tutti i visitatori di Festivaletteratura invidiano. E le borse di tela. Per quelle ucciderebbero.
Sei un privilegiato, perché puoi trovarti per la colazione con gli altri ragazzi ogni mattina prima di iniziare a lavorare e poi girare per il resto della giornata con una macchia di crema pasticcera sui pantaloni.
Sei un privilegiato, perché quella cosa straordinaria che è il pass ti permette di farti largo tra la gente come se fossi un divo del cinema, anche se rimani comunque chiuso fuori dagli eventi a cui più ti piacerebbe assistere.
Sei un privilegiato, perché se ti passa accanto Elizabeth Strout puoi chiederle con disinvoltura se ha bisogno di qualcosa, perché tu sei un volontario e sei lì per aiutarla.
Sei un privilegiato, perché qualcosa va sempre storto ma, non si sa come, alla fine va sempre tutto bene.
Sei un privilegiato, perché frequenti quel posto meraviglioso conosciuto anche come mensa dei volontari. Tavoli e tavoli di volenterosi nutriti con la migliore zucca fritta della regione. Perché lavorino bene e crescano forti.
Sei un privilegiato, perché quello è uno dei momenti più belli della giornata. Perché è lì che le vedi tutte insieme, le magliette blu. Che non si conoscono tutte fra loro, sono troppe, ma si salutano lo stesso, solo in virtù del fatto che sono tu sei blu, ed è blu pure lui.
Sei un privilegiato, perché in mezzo a centinaia di richieste di volontariato, tu quella maglietta alla fine la indossi. Non mancano certo manodopera e buona volontà a Mantova.
Sei un privilegiato, perché hai l’occasione di incontrare autori di spessore, parlare con loro, e ascoltarli.
Sei un privilegiato, perché assisti al lavoro dietro alle quinte, vedi come prende vita e forma la cultura, e la sua condivisione. E capisci quanto è difficile, ma anche straordinariamente bello.
Sei un privilegiato, perché lavori insieme a delle persone che, se sono lì, è perché vogliono esserci. E non sprecheranno quell’occasione.
Sei un privilegiato, perché non importa da quanti anni ci lavori, ti senti comunque parte di un’enorme ed efficiente macchina umana, in cui tu conti, vali, e in cui il tuo lavoro è prezioso, richiesto e ripagato con la migliore delle valute. La soddisfazione.
Sei un privilegiato, perché l’ultima sera partecipi alla festa finale dei volontari e ti scende pure qualche lacrima, perché pensi che anche per quest’anno è già finita. E te ne vai con le gambe stanche, la pancia piena e una ricchezza tutta nuova. Che ogni anno cambia, cresce, ti sorprende. Perché Festivaletteratura è soprattutto questo, ricchezza.
Alice Torreggiani
Immagine di apertura: Chimamanda Ngozi Adichie con Michela Murgia in Piazza Castello (tratto da Festivalletteratura Facebook)
(www.excursus.org, anno IX, n. 86, settembre-ottobre 2017)