di CLAUDIA SANTONOCITO – Francesco Franceschini è un nome di per sé abbastanza facile da ricordare, se poi è anche scrittore e i titoli dei suoi libri sono Apocalisse in Pantofole e La quarta persona più importante, che rimanga impresso nella memoria è d’obbligo.
L’ultima fatica di questo insegnante e speaker radiofonico di Terni è proprio La quarta persona più importante (Verba Volant Edizioni, pp. 240, € 13,00), con la sua bella copertina gialla raffigurante un paio di scarpe simil-bowling in rilievo, opera di Alessandro Di Sorbo. La trama è surreale e costellata di stupendi personaggi.
Si parte con Mirka, un’adolescente che ha perso, a distanza di poco tempo, entrambi i genitori. Tutti e due sono morti suicidi: il padre si è lanciato dalla finestra avvolto in un tappeto persiano; la madre è rimasta fulminata per aver immerso il phon nella vasca da bagno. La giovane, chiaramente traumatizzata, viene rapita dallo zio Ludo, fratello della mamma, proprio durante il funerale, per evitare che venga affidata agli “asettici” nonni materni. Ludo non è proprio un modello di virtù parentale, senza un piano preciso e con pochissimi soldi in tasca (oltre alle tanto amate monetine che si porta sempre dietro).Francesco Franceschini
Insieme a lui, Mirka comincia a vagabondare per l’Italia vivendo alla buona e di piccoli espedienti. Zio e nipote stanno attenti a non essere riconosciuti perché ricercati dalla polizia. Un giorno, all’improvviso, le tv nazionali annunciano che Dio è arrivato sulla terra: il mondo è in fibrillazione, inclusi Ludo e Mirka che decidono di incontrarlo per avere qualche chiarimento sulle morti inspiegabili. Ma Dio non riceve su appuntamento, né si conoscono le sue fattezze, bisogna prima trovarlo perché pare si sia messo a fare il tatuatore in uno scantinato. Così, dopo l’iniziale fuga comincia una ricerca che li porta a incontrare i personaggi più strani e inimmaginabili e vivere le situazioni più strampalate.Francesco Franceschini
Mirka, protagonista e antagonista della sua stessa storia, vive un’avventura agrodolce – più agra che dolce, a voler essere precisi – e, senza perdere mai la fiducia, continua a credere che tutto quello che le succede ha una spiegazione. È un’adolescente furba, sagace e con la risposta sempre pronta. In seguito agli inspiegabili lutti che l’hanno colpita, si è creata una barriera di strafottenza che riesce a incrinarsi soltanto davanti ad alcuni tipi strani. Lo zio Ludo, invece, con la sua imberbe immaturità, arricchita da bizzarre manie, non è altro che un fasullo rapitore, un debole travestito da duro che cerca, in modo rocambolesco, di salvare la ragazzina dai nonni (suoi genitori), per impedire che la loro natura refrattaria all’amore possa frenare gli slanci vitali della giovane. Le figure di contorno creano un variopinto carnevale letterario: dal professore di filosofia sulla sedia a rotelle alla proprietaria della bottega, passando per la giornalista senza scrupoli e la poliziotta gay non particolarmente professionale.
Tra dialoghi scoppiettanti, lingue che non riescono a essere tenute a freno, espressioni colorite, la narrazione procede incalzante e vorticosa. Il romanzo di Francesco Franceschini si legge con una smorfia sorniona, tra il divertito e il preoccupato, quasi a voler dissimulare il disappunto di certe situazioni, soprattutto nel finale quando tutti ottengono le risposte che probabilmente nessuno avrebbe voluto sentire: la non possibilità di un’agognata felicità è alle porte per tutti. Ma del resto, il titolo stesso del volume ci suggerisce la natura agrodolce della storia: essere considerata la quarta persona più importante non è proprio il massimo. La natura umana tende sempre a voler aggiungere il podio, senza doversi accontentare.
Claudia Santonocito
(www.excursus.org, anno VII, n. 67, febbraio 2015)