di SILVIA TROPEA – Lo scorrere del tempo che accompagna la nostra esistenza, così fragile e preziosa, è inesorabile. Il flusso nel quale siamo inglobati scivola via senza freni e travolge tutto quello che lo circonda, creando a volte una sensazione di caos nella nostra testa.
Tuttavia riusciamo, in questo vortice, anche a fermarci per osservare, percepire, annusare, scoprire, curiosare i mille colori che il mondo intero cela. Non si tratta solo di percezioni esterne che si manifestano attraverso la scoperta di luoghi, ma tali impressioni fanno soprattutto parte di quella dimensione a temporale che è rappresentata dal nostro essere.
Ecco che, quando ci estraniamo dalla brutalità di un mondo che tante volte non riconosciamo come ciò che realmente ci appartiene, finalmente ci riconciliamo con il nostro io, ovvero con la nostra natura cosicché possiamo inevitabilmente affrontare il “viaggio” della vita. È ciò che accade ad Angelo, protagonista del libro di Massimo Toffoletto (Il pescivendolo italiano in Norvegia, Aurelia Edizioni, pp. 148, € 13,90), ricercatore di Letteratura Russa presso l’Università di Bergen.
La storia, autobiografica, narra lo “sconvolgimento” interiore di un giovane che sceglie di seguire la sua natura; egli riesce a farsi trasportare da quella forza interiore che va oltre la materialità, oltre i confini del conformismo per poi spalancare le porte al vero destino. Angelo è un ragazzo italiano, studente della Facoltà di Lingue all’Università di Venezia, che come tanti giovani parte per il progetto “Erasmus”.
Tuttavia, la particolarità del suo vissuto nasce dal fatto che il periodo di apertura ad una nuova cultura, non lo trascorrerà nel Paese che credeva di raggiungere, ovvero l’Olanda: finirà infatti, per un mero sbaglio, in Norvegia, a Bergen, magica capitale dei fiordi. «Mentre scrutavo geometricamente il cartellone con tutte le destinazioni più o meno note commisi l’errore che condizionò in modo così determinante i miei successivi dieci anni di vita. Adocchiai “Bergen (N)” e subito pensai, beata ignoranza!, che la N fosse la sigla per “The Netherlands”, l’Olanda».Massimo Toffoletto
Appena ricevuta la notizia dell’ammissione a tale progetto, Angelo viene colto da un entusiasmo senza freni e l’autore descrive così dettagliatamente le sensazioni che lo hanno travolto poco prima di partire che sembra quasi di essere lì e viverle con lui. La storia di Angelo può sembrare una storiacome tutte le altre, un’esperienza all’estero, quasi un percorso “obbligato” esostituito al suo termine con la normalità dellavita precedente. Ma questa volta c’è qualcosa di diverso…
Chi parte per intraprendere un’esperienza simile, in particolare se si ha dentro di sé non uno, ma milioni di luoghi che si alternano e si mescolano, al punto da creare un vortice così complesso da non riuscire più a trovare una via d’uscita e da provocare un caos interiore che scatena qualcosa di magico, un periodo trascorso all’estero non può che indurre ad una drastica trasformazione. Si percepisce quindi la realtà in un modo completamente diverso, forse più leggero e difficile al contempo, e compare davanti agli occhi un altro io che indica la strada che forse si stava inseguendo, inconsapevolmente, da sempre.Massimo Toffoletto
Tutto ciò accade ad Angelo appena giunge in questo luogo fantastico, quasi fosse la piccola “Avalon”. Nei primi paragrafi, l’autore descrive l’impatto con i nuovi luoghi, impatto tipicamente “Erasmus” nel segno del condividere la propria quotidianità con una cultura differente, sviluppando così un maggior senso di tolleranza, accettazione del diverso, confronti con punti di vista totalmente opposti che a volte si scontrano, lingue e civiltà che vanno e vengono. Angelo ha quindi l’occasione di riflettere sulla vita in generale, sugli stereotipi delle nazionalità.Massimo Toffoletto
Dopo sei mesi trascorsi da studente in una città straniera, giunge il momento del rientro ed Angelo torna in Italia, nella sua Treviso. L’eccitazione è tanta, tuttavia, appena arrivato, accade qualcosa di strano. «Qualche giorno dopo il mio arrivo iniziai a sentirmi molto triste ed ora, ricordando il mio ritorno a Treviso, penso all’angoscia notturna e nera che si appiccicava a me come un ragno e mi pungeva».
Parole veramente appropriate per descrivere quella sorta di malinconia che non ti abbandona un attimo, che penetra dentro di te e non trova pace da nessuna parte. Angelo non capisce cosa gli stia accadendo, finché dopo poco realizza: è il richiamo del vento del nord, ovvero di quello che era stato, ma soprattutto il voler fortemente intraprendere un percorso forgiante, sconvolgente, determinante. «Il tempo cessò di battere e si immobilizzò come una statua, mentre lo spazio mi sembrò ostacolarmi con barriere che bloccavano la vista del mio futuro».Massimo Toffoletto
Così Angelo si confida con i suoi genitori e decide di seguire la sua vera natura. Riprende il cammino per Bergen: un nuovo viaggio che lo avrebbe accompagnato per anni. Non avendo soldi a disposizione, la sua principale preoccupazione è quella di trovare un lavoro per potersi mantenere e per poi ambire alla sua reale professione, ossia quella di ricercatore. Il giovane Angelo, che si esprime in sei lingue, trova un primo impiego presso il mercato del pesce della cittadina norvegese che diviene una sorta di melting pot dove si alternano culture diverse. Lui, da ragazzo riservato, proprio come i “nord Europei”, è così bravo nel suo lavoro che diventa subito molto noto proprio per la sua energia, per il suo plurilinguismo, per aver reso una professione logorante e forse per molti ancora considerata appartenere a una determinata categoria sociale, una professione di tutto rispetto. E così si trasforma nel più grande venditore, un’attrazione per i media locali e anche un esperto di pesce norvegese.Massimo Toffoletto
Nel libro un capitolo è dedicato alla descrizione che il protagonista fa proprio del pesce che vende ogni giorno e la conoscenza approfondita delle varie specie diventa fondamentale affinché possa svolgere il suo lavoro in maniera impeccabile. Ci parla dunque delle diverse tipologie di salmone, del baccalà e del granchio reale, così da suscitare nel lettore un’immediata curiosità verso queste “prelibatezze” del mare del Nord. I pesci sul bancone diventano veri, vivi… E mentre trascorre la stagione estiva nel mercato del pesce, è costantemente sfiorato da persone nuove, che lavorano con lui, gente di passaggio che proviene da tutto il mondo, finché un giorno non incontra finalmente l’amore, Elisabetta. Da lì la sua vita inizia a cambiare, ancora una volta. Poi l’assenza. La solitudine. Elisabetta deve partire inaspettatamente per l’Italia e Angelo cade in una solitudine che sfocia nell’arte della scrittura. La penna diventa l’unica amica per consolarlo. Quindi il ritorno di Elisabetta, ma subentra anche una nuova fase: la riflessione.
Le estati si susseguono ed Angelo si alterna tra il mercato del pesce e il dottorato all’Università. «Allora il tempo del mercato si intrecciava con il tempo dello studio e quest’ultimo assumeva aspetti orribili, quasi spettrali». A volte pensa di non farcela più a sostenere tale fatica e sembra rimanere intrappolato in quello che non doveva essere il vero lavoro, al contrario ora gli appare come la sua situazione permanente e questo genera in lui molta frustrazione. Insieme a questo mix di sentimenti e situazioni Angelo si osserva, vede il cambiamento e diventa spettatore del passaggio dalla giovinezza all’età adulta.
Poi le cose piano piano cambiano: Angelo riesce a partecipare ad un progetto con l’Università di Oslo. Lavoro molto coinvolgente che lo porta a trasferirsi insieme alla oramai moglie Elisabetta e al bimbo da poco nato ad Oslo. A dispetto di ciò, qualcosa lo rende inquieto: «Nonostante queste soddisfazioni c’era una ferita che si allargava in modo preoccupante assieme ad un dolore sordo e apparentemente incurabile. Era una nebbiolina che nel periodo autunnale aleggiava sopra la capitale norvegese, mentre in inverno scendeva tra in palazzi offuscando gradatamente le abbaglianti prospettive della mia vita».
Così l’autore si sofferma sul concetto di felicità ponendo l’accento sull’insoddisfazione perenne che attanaglia l’essere umano, poiché la vita di ognuno di noi è scelta, è bivio, è milioni di possibilità e ovviamente ciò genera ansia e senso di inadeguatezza. «Possibile che l’essere umano non sia mai contento! Possibile che aspiri sempre a qualcos’altro che ancora non ha e si strugga per questo».
Caro Angelo è possibile, è così quando sai perfettamente cosa serve al completamento della tua felicità, o meglio, forse lo sai ma ancora in maniera inconsapevole. Perché mancherà sempre qualcosa ad ognuno di noi, tutto sta nel voler seguire quella voce interiore che a volte è soffocata da un mondo troppo “ingessato” e formale che ci paralizza e ci impedisce di avanzare. «Il tempo sembrava immobile, poi un giorno una verità avanzò e divenne sempre più chiara come accendere il falò caldo che avrebbe dileguato le tenebre del sotterraneo dove eravamo caduti».
Ma il destino riesce a trionfare e un mattino arriva la decisione definitiva di mollare tutto, perfino la carriera universitaria, per tornare a Bergen. Una volta arrivati, Angelo va al mercato del pesce dove, appena indossata la casacca arancione, accoglie un amore che lo completa: quello per un luogo, una scelta non convenzionale, ma meravigliosamente libera,che la sorte gli ha riservato.
Silvia Tropea
Massimo Toffoletto
(www.excursus.org, anno VII, n. 67, febbraio 2015)Massimo Toffoletto