Chi è Dio? – Jean Soler

di PAMELA LA CAMERA – Con pungente spirito critico lo scrittore francese Jean Soler nel saggio Chi è Dio? (traduzione di Eugenio De Sio, Nota di Michel Onfray, Mucchi Editore, pp. 120,  € 13,00), affronta il tema della condanna della fede verso un unico Dio e distingue il cosiddetto monoteismo cristiano-giudeo, inteso come dogma, secondo cui esiste e non può esistere che un unico Dio (detentore della verità assoluta e del destino dell’Universo), dalla “monolatria”, ovvero il politeismo ellenistico, fondato sul culto di un Dio preferito da altri senza però negare l’esistenza degli altri dèi.

Nella tesi di Jean Soler si coglie da subito la nostalgia nei confronti del politeismo greco, infatti, a partire dai tempi antichi, prima degli Ebrei, nessun popolo profetizzava l’esistenza di un solo Dio poiché ciascuno di essi aveva il proprio da venerare:gli assiri erano il popolo del dio Assur, come i babilonesi quello di Marduk e i persiani di Ahura-Mazda, senza che nessuno di loro ne prediligeva l’unicità.

Dopo numerose sciagure, conflitti per ottenere la supremazia si afferma il culto di Jahvè, il Dio di tutti gli dèi. Questa devozione si accompagna, almeno fino al momento della cattività babilonese, al culto di sua moglie Asherah, come attestano le testimonianze archeologiche, e simulacri di altri culti concorrenti, in particolare Baal, sono presenti persino tra le mura del Tempio.

La “monolatria” ebraica diventa “monolatria”esclusivista progressivamente; sono stati tre itraumi” che hanno prodotto la rivoluzione culturale: la frantumazione del grande regno di Salomone (di cui però non esistono tracce, né storiche né archeologiche) nelle due entità minori, tra loro in guerra, della Samaria e della Giudea; la deportazione dell’intera Samaria da parte degli Assiri; la conquista della Giudea e la distruzione del tempio in Gerusalemme da parte dei babilonesi di Nabucodonosor.Jean Soler

Assiri e babilonesi erano soltanto degli strumenti nelle mani di Javhè per punire la scarsa fiducia nei suoi confronti da parte del popolo eletto, infatti, solo dopo i dovuti riti di purificazione il Dio ritornava a garantire la sua consueta protezione.

La svolta monoteista definitiva si ha nel IV secolo, prima dell’era volgare, con la riforma di Giosia, quando il popolo ebraico supera il suo tribalismo etnico e smette di mescolarsi con altri popoli cedendo alla volontà di un unico Dio, anche se il vero e proprio successo monoteista si materializza nel testo sacro della Bibbia, e per tale ragione gli ebrei sono definiti il popolo del libro”.

La figura di Mosè viene demistificata, probabilmente è stato solo un personaggio di finzione letteraria, come Achille, Priamo, nell’Iliade di Omero: «La Bibbia non dice nulla su nessuna tradizione che parla di Mosè in Palestina, cosa che sembra accreditare l’idea che questo personaggio, venuto da altrove, sia stato inventato o promosso tardivamente». In ogni caso la divinità che nella Bibbia a lui si rivolge non è il Dio unico delle tre religioni monoteiste ma Jahvè che consegna i suoi comandamenti non all’intera umanità, ma unicamente al popolo degli ebrei con cui si è alleato, esattamente come avveniva nel pantheon politeista.

Jean Soler spiega anche il fenomeno dei genocidi, necessario per il popolo eletto che, guidato da Giosuè nell’appropriazione delle città cananee, diviene l’unico modello di comportamento, così come le crociate, inevitabili, per la rigenerazione dei popoli.

Anche tutte le violenze omicide, i flagelli erano soltanto punizioni di Jahvè e avevano l’obiettivo di manifestare le volontà del Dio. Le stesse motivazioni, probabilmente inducono nella società contemporanea i gruppi estremisti, in nome di Allah, a compiere atti di devastazione crudele senza distinzioni di colpevoli e innocenti. Dunque, appare sempre più evidente l’associazione del monoteismo alla violenza e del politeismo alla tolleranza.

Il culmine dell’accentramento del potere in un unico Dio ha favorito l’unificazione dell’Impero Romano, e nei secoli seguenti la fondazione dell’Impero arabo: «un Dio che dev’essere privo di concorrenti non può avere che un unico rappresentante, sola guida del suo popolo».

Determinante, infatti, per la nascita del monoteismo è stato l’incrocio dei popoli e l’influenza indiretta della religione dei persiani su quella degli ebrei, accuratamente studiata dallo stesso Jean Soler, che propone questa tesi anche per lo stretto contatto quotidiano con la cultura di entrambi i paesi, avendo vissuto per anni in Israele e in Iran.

Il monoteismo giudeo-cristiano, poi, al contrario del politeismo greco non riconosce nessun ruolo alla donna: infatti, mentre le divinità greche riproducevano «i differenti stati della donna nel mondo umano: c’erano delle vergini (Artemide), delle spose (Era), delle madri (Demetra), delle libertine (Afrodite), ed anche una vergine virile (Atena)», tali giochi di corrispondenze mitologiche svaniscono e la donna assume solo un ruolo secondario: «anche nello Stato di Israele, che si vuole democratico, è molto facile ad un uomo ripudiare sua moglie, mentre il contrario è impossibile». Le discriminazioni nei confronti delle donne sono notevoli nel giudaismo ortodosso e nell’islam rigoroso.

Nel saggio sono analizzate anche le correnti totalitarie del Novecento, dette “religioni secolari, che favorirebbero il monoteismo: il marxismo è «tributario del pensiero esclusivo degli Ebrei, che dividevano il mondo in coppie di contrari, dove il polo positivo aveva il dovere di eliminare, se necessario con la violenza, il polo negativo… perché non può esservi che una sola Verità e un unico bene, come (perché) non vi è che un Dio». D’altra parte, il nazismo, che per Hitler avrebbe dovuto distruggere il giudaismo perché considerata una potenza occulta, rientra nella logica del pensiero binario esclusivista proprio degli ebrei: «L’Ebreo è in tutte le cose il contrario del Tedesco e gli è quindi apparentato al punto che li si potrebbe prendere per due fratelli […] Che lotta tra loro e noi! La posta in gioco è semplicemente il destino del mondo».

Dall’articolato discorso saggistico in Chi è Dio? si assiste a una perenne e costante esaltazione dei miti greci connessa, infine, a un’interessante previsione che individua, nell’avanzamento nella società contemporanea delle numerose nazioni che non sono monoteiste, come la Cina e l’India, la futura sparizione dell’unico Dio detentore della verità assoluta e del bene del mondo, così come prima di esso sono stati cancellati, dopo una brillante e lunga vita, Zeus, Rê o Ahura-Mazda.

Pamela La Camera

(www.excursus.org, anno IX, n. 82, aprile 2017)