Giacomo Leopardi, autore infinito: libri e film


di IVANA VACCARONI – Chi ha amato Giacomo Leopardi nell’adolescenza non può non continuare ad amarlo; negli ultimi tempi tante pubblicazioni e persino un film hanno fatto riemergere la personalità e soprattutto la produzione del poeta recanatese con una visuale diversa, inedita, forse del tutto nuova.

L’ambiente chiuso ed eccessivamente conservatore nel quale era costretto a vivere lo avevano portato a considerare lo studio come l’unica fonte di piacere, come rifugio dai mali del mondo, riparo e protezione per una vita minata sia nel fisico che nell’animo.

La mancata fuga dal natio borgo selvaggio gli impedisce di spiccare il volo verso la conferma dei suoi talenti in un ambiente più aperto e disposto a considerare con la giusta importanza l’operosità e la profondità del suo pensiero.

Si considerava consapevole “dell’infinita vanità” del tutto: questo però non  vieta di attribuirgli profonda onestà di pensiero, caricando la sua poetica di  quelle emozioni che, da sole, potrebbero rivelarsi sufficienti per la nostra vita.

Lo sentiamo vicino perché la lingua di cui si serve è la nostra, le sue illusioni ma soprattutto le disillusioni sono le nostre, con le quali si spoglia e ci mette a diretto contatto con la verità. Leopardi odia il progresso, ma ce lo fa amare, nel parlarci del non senso della vita ci fa innamorare di tutta la bellezza che ne deriva e di cui possiamo godere.

E con la ginestra ci convince che la fragilità si tramuta in forza, invitandoci a sollevare lo sguardo oltre l’infinito, al di là di quella siepe che protegge ma limita, custodisce sogni ma li perde nel dolce naufragare dei propri orizzonti.

Secondo lui per l’uomo il non essere sarebbe preferibile all’essere: nonostante l’assurdità dell’affermazione essa pone un problema logico che, però,  ci costringe a rinunciare alla nostra ragione come strumento per interpretare il mondo. Questa la conclusione cui giunge dopo la dimostrazione che tutti gli esseri viventi sono vittime della contraddizione della natura che vanifica ogni tentativo razionale di ricondurre l’universo a leggi chiare e univoche.

Anche nello stile Giacomo Leopardi dichiara la sua predilezione per termini come “vaghezza”, “distanza”, “indefinitezza”, in linea con la poetica del vago e dell’indefinito e usa parole rare che rappresentano per chi legge un piacere, il “piacere dell’immaginazione”. Importante, infine, l’aspetto fonico dei componimenti: l’uso dell’enjambement e delle figure di suono conferisce alla poesia del poeta recanatese una musicalità nuova e originale.

«Trista quella vita (ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione» (Zibaldone, 30 novembre 1828).

A seguire, una selezione delle migliori ultime pubblicazioni.

“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?” Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. Nella sua vita e nei suoi versi, D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese… Domande che non hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza. (Alessandro D’Avenia, L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita, Mondadori, pp. 212, € 19,00).

Giacomo Leopardi, da bambino, era un vivacissimo regista e attore. Eccolo allora – in questo spassoso e poetico racconto – nel ruolo di un eroe greco, oppure nella parte di un pastore che non smette mai di camminare. E c’è il teatro con i burattini scansafatiche, che il signor bambino vuole svegli per andare a combinare qualche scherzetto. E c’è la storia esilarante dell’insopportabile minestra che rattrista la tavola, e quindi Giacomo ne organizza una delle sue, con la complicità del fratello Carlo e della sorella Paolina. E c’è un cassetto magico, che usa il cuoco di famiglia, con dentro delle meraviglie tutte da scoprire. Età di lettura: da 7 anni. (Paolo Di Paolo, Giacomo il signor bambino, con illustrazioni di Gianni De Conno, Rrose Sélavy, f. 23×27 cm., pp. 40, € 14,00).

Al principio della sua vita, Giacomo Leopardi era felice. Nell’infanzia, gioia, furia, “allegrezza pazza” riempivano le sue giornate. Poi l’infelicità piombò su di lui. Un “sistema di malattie” si impadronisce del suo organismo. Giacomo non sente più né la natura né la bellezza; il sentimento, l’entusiasmo si dileguano. Non gli resta che sopportare: arte in cui diventa, in pochi anni, un maestro. Ma la sua mente è innamorata delle contraddizioni, dei rovesciamenti e degli sdoppiamenti. Così, continua a ricercare la felicità, pur sapendo che è un’impresa disperata. La insegue nel piccolo, accogliente mondo aristocratico-borghese di Bologna; a Pisa, nella tenue aria primaverile; a Firenze, tra le luci autunnali del lungarno; tra i gelati, le pasticcerie e i panorami di Napoli. Vive quasi tutto il resto della sua vita celando i dolori, le angosce, la desolazione, le passioni, la solitudine, il dono di essere un genio immenso. Pietro Citati ci conduce attraverso la vita di Leopardi fino al cuore segreto della sua opera. Ci sono in questo libro alcune importanti novità biografiche e molte letture fresche e originali. Ma c’è soprattutto, come avrebbe voluto Leopardi, la capacità di immedesimarsi nello scrittore, di seguire ogni minimo impulso del testo, fino a creare una nuova opera, vibrante e appassionata. (Pietro Citati, Leopardi, Mondadori, € 12,50).

Leopardi è un bambino prodigio che cresce sotto lo sguardo implacabile del padre, in una casa che è una biblioteca. La sua mente spazia ma la casa è una prigione: legge di tutto, ma l’universo è fuori. In Europa il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l’esterno. A ventiquattro anni, quando lascia finalmente Recanati, l’alta società italiana gli apre le porte ma il nostro ribelle non si adatta. A Firenze si coinvolge in un triangolo sentimentale con Antonio Ranieri, l’amico napoletano con cui convive da bohémien, e la bellissima Fanny. Si trasferisce infine a Napoli con Ranieri dove vive immerso nello spettacolo disperato e vitale della città plebea. Scoppia il colera: Giacomo e Ranieri compiono l’ultimo pezzo del lungo viaggio, verso una villa immersa nella campagna sotto il Vesuvio.

Pubblicando le Operette Morali Leopardi si pose controcorrente rispetto alla fiducia illimitata del suo secolo riguardo «le magnifiche sorti e progressive». Questa selezione di Dialoghi propone l’ironica, quanto amara, riflessione sull’arido vero dell’in-humanitas dell’essere vivente, unica specie che finisce per autoannientarsi in nome di un presunto potere assoluto. (Giacomo Leopardi, Dialoghi, Pungitopo Editrice, formato 8,5×12 cm., pp. 128, € 5,00).

Ivana Vaccaroni

(www.excursus.org, anno IX, n. 81, marzo 2017)