di MICHELA SALA – Il Birichino (nella foto in basso) e la Ruffiana, la Portinaia e l’Henri Rouart, la Grande Rieuse, le due Madame Noblet e X, l’Ecce Puer, l’Enfant juif e quello malade e poi ancora il Bookmaker e L’uomo che legge sono alcuni titoli che ben tratteggiano nella suggestiva antologica ospitata nella nobile sede della Galleria d’Arte Moderna di Milano, la vita e l’arte di Medardo Rosso (Torino 1858 – Milano 1928) e i suoi spostamenti tra Italia e Francia.
Medardo Rosso è uno scultore d’origine piemontese che avendo seguito in tenera età la famiglia nel suo trasferimento, ha potuto frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Brera di Milano, ma ben presto ne è stato espulso per “insofferenza agli insegnamenti ricevuti”. Nel capoluogo lombardo l’artista fin dagli anni giovanili è sempre stato alla ricerca di una nuova forza innovatrice e antitradizionale che rinnovi i movimenti artistici tra l’Ottocento e il Novecento.
Paola Zatti, curatrice della mostra, ripercorre l’intero iter dell’artista proponendo le opere con varie interpretazioni dello stesso soggetto ed arricchendolo con molte fotografie. Nelle sculture esposte si osserva e apprezzano gli studi sull’interferenza tra luminosità e sostanza tipica del periodo di vicinanza con la Scapigliatura milanese e di Ranzoni in particolare, così come le figure popolari e anti-borghesi che ha l’occasione di incontrare a Parigi, ben colloquiano con i fuggevoli linguaggi impressionistici. La costante volontà di non isolare i soggetti dallo spazio, in modo da non permettere di astrarsi dal quadro reale e la caratteristica sensibilità manuale restia alle superfici scabre e regolari, inducono l’osservatore a cercare la visione che più si avvicina alla rappresentazione che l’artista vuole (ri)produrre.
Il legame tra ambiente e personaggio imperniato sui valori atmosferici e luminosi è evidente, ad esempio, in Bookmaker o in L’uomo che legge dove la realtà è colta en plain aire. L’eccezionalità di questa esposizione sta nel fatto che offre la possibilità di avvicinarsi a tutta la sequenza della produzione di Rosso che usa sia la cera che il metallo che il gesso ed ancora la macchina fotografica non solo per documentare il suo lavoro, ma come vero mezzo espressivo a se stante.
La modernità delle opere di Rosso non è stata immediatamente riconosciuta, ma è stata apprezzata da grandi artisti come Boccioni, che ha visto in lui un anticipatore delle problematiche novecentesche e, nel Manifesto della Scultura Futurista del 1912, gli attribuisce il tentativo di aprire alla scultura un campo sempre più vasto.
Michela Sala
Notizie utili
“Medardo Rosso. La luce e la materia”.
Galleria d’Arte Moderna – Via Palestro 16, Milano.
Fino al 31 maggio 2015.
Ingresso: intero € 12,00 con audioguida inclusa; ridotto € 10,00 con audioguida inclusa.
Orario: lu 14:30/19:30; ma-me-ve-sa e do 9:30/19:30; gio 9:30/22:30.
Catalogo: Il Sole 24ore Cultura.
Informazioni e prenotazioni: tel +39 02 54916 www.mostramedardorosso.it.
(www.excursus.org, anno VII, n. 68, marzo 2015)